sicurezza e cambiamento

Energia

ravenna 05 novembre 2022

Estrazioni di gas: "L'Adriatico è tornato strategico""

Aumento della produzione nazionale, revisione del Pitesai, salvaguardia di Venezia. La nuova strategia contro la crisi energetica

05 novembre 2022 - ravenna - Tre nuove piattaforme a nord della costa ravennate, una ripresa produttiva importante per altri impianti che attualmente estraggono gas al minimo del potenziale e la revisione del Pitesai, il dogmatico piano approvato nella scorsa legislatura che praticamente tombava definitivamente i giacimenti di gas. Sono questi i primi risultati che il via libera alle estrazioni dato venerdì dalla premier Meloni potrebbe avere sull’attività del  distretto ravennate dell’energia, il più importante del Paese.

Il condizionale è d’obbligo perché non è ben definito lo specchio acqueo interessato dalle possibili nuove trivellazioni che potranno essere avviate da 9 miglia dalla costa e non più da 12. L’obiettivo è passare da 3 a 6 miliardi di metri cubi di gas nazionale prodotti all’anno. 

“Per fare commenti precisi – spiega l’amministratore delegato della Rosetti, Oscar Guerra – bisogna aspettare la prossima settimana quando uscirà il decreto per capire  in quali spazi di manovra ci si potrà muovere. Di certo, finalmente si apre una nuova prospettiva. L’Adriatico è tornato strategico per la politica energetica nazionale”.

Il punto cruciale è che le estrazioni devono avvenire “sotto il quarantacinquesimo parallelo, con l'eccezione della foce del ramo Goro del fiume Po" per evitare ogni eventuale impatto con la laguna veneta.

L’emendamento governativo al decreto "Aiuti ter", all'esame del Parlamento la prossima settimana, prevede la possibilità di liberare alcune estrazioni di gas italiano, ampliando le concessioni in essere e liberandone di nuove. In cambio si chiede "ai concessionari di mettere a disposizione da gennaio gas tra 1 e 2 miliardi di metri cubi, da destinare ad aziende energivore a prezzo calmierato. Il gas sarà messo a disposizione del Gse (Gestore dei servizi energetici) che a sua volta lo girerà alle aziende più gasivore.

Il meccanismo "funzionerà con contratti col Gse di cessione dei diritti per almeno il 75% dell'estrazione di gas, che sarà poi ribaltato sulle imprese energivore, stabilite con decreto ministeriale, a un prezzo concordato tra 50 e 100 euro per megawattora".

“Naturalmente aspettiamo il decreto – commenta Renzo Righini, vice presidente del Roca, l’associazione ravennate di categoria delle aziende dell’energia  – ma il via libera del Governo era molto atteso. Sono anni che chiediamo, dati alla mano, di riprendere le estrazioni e la ricerca di giacimenti”.

Per il  presidente di Confindustria Romagna Roberto Bozzi “è logico e naturale guardare alle risorse domestiche. Si è compreso che abbiamo bisogno di renderci energicamente più indipendenti e per fortuna ora si comincia ad andare oltre il Pitesai”. Bozzi pensa preoccupato alla situazione in cui versano le industrie energivore, quelle  a ciclo continuo, metalmeccaniche, agroalimentari, chimiche, ceramiche”. 

Ma se non c’è una definizione esatta del tratto di mare al di sopra del quale non sono ammesse perforazioni, è difficile valutare quali investimenti si potranno fare in nuovi impianti. 

In uno studio ormai datato – prima che i vari Governi imponessero veti su veti - si parlava dell’opportunità di realizzare  6 nuove piattaforme tra l’Emilia Romagna e l’Alto Adriatico.Tre di queste risultano più a nord del 45° parallelo e quindi allo stato attuale, escluse. Le tre restanti dovrebbero rientrare nei nuovi parametri.

Secondo le valutazioni del ministero, nel tratto di Adriatico che l’Italia ha in comune con la Croazia si potranno ricavare almeno 70 miliardi di metri cubi di gas. Con i sistemi di calcolo più innovativi e le tecnologie attuali – ha detto più volte il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli – in questo specchio di mare ci sono probabilmente 300 miliardi di metri cubi di metano.

Oltre ai nuovi impianti di perforazione, il governo autorizza anche l’aumento della produzione da quelli esistenti, operazione possibile in 6 o 7 mesi. Una mole complessiva di lavoro, che avrebbe importanti riflessi anche occupazionali.

Il provvedimento del governo sulle estrazioni del gas, “per Ravenna significa il rilancio di un distretto industriale molto importante e anche di una forte occupazione” commenta il sindaco Michele de Pascale.  “Non ha alcun senso - aggiunge - importare grandissimi quantitativi di gas da ogni angolo del mondo e non utilizzare quello che c'è nel nostro territorio e può essere estratto senza impatti ambientali. Contemporaneamente, deve procedere celermente anche il campo eolico Agnes, per il quale occorre una procedura speciale per dare un’accelerazione ai tempi di esecuzione. Ricordo che i 70 milioni destinati al progetto con fondi del Pnrr sono ancora fermi al ministero”.


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