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Crisi di Suez. Appello all'UE dai porti del Nord Adriatico
Per il Napa la situazione nel Mar Rosso provoca gravi perdite agli scali di Trieste, Venezia, Ravenna, Koper e Rijeka

«Le azioni militari nel Mar Rosso - dicono - stanno influenzando il trasporto delle merci sulle rotte tra Asia ed Europa e hanno il potenziale di interrompere le catene di approvvigionamento di settori come edilizia, automotive, prodotti chimici e macchinari. L’interruzione potrebbe anche influire sulla fornitura e sulla sicurezza energetica, sulla sicurezza alimentare e sulla sostenibilità ambientale». Se la crisi di Suez persiste, «le compagnie armatrici rischiano di essere costrette a spostare le proprie linee dai porti adriatici a favore di quelli atlantici, impattando sulle catene di fornitura dell’Europa centrorientale».
«La situazione più grave per noi è quella legata alla guerra in Ucraina - commenta il presidente Daniele Rossi -, perché è il bacino più importante dello scalo di Ravenna. Dal canale di Suez transita il 20% delle merci, se aggiungiamo Libano, Israele e Paesi Arabi significa che in totale abbiamo il 55% dei volumi movimentati proveniente da mar Nero e Mediterraneo». Rossi condivide «la preoccupazione espressa nella lettera». «Assistiamo a un incremento dei costi della logistica - dice -, che si scarica su quello delle merci e quindi genera inflazione, che associata agli alti interessi delle banche centrali va a incidere sulla possibilità di ripresa dell’economia».
In seguito ai gravi attacchi nel Mar Rosso, le compagnie di navigazione hanno deciso, infatti, di reindirizzare le loro navi attorno al Capo di Buona Speranza, una rotta che aggiunge 10-14 giorni per viaggiare tra Asia ed Europa e almeno altre due navi per mantenere i servizi settimanali. L’associazione sottolinea l’aspetto ambientale caro a Bruxelles e stima «un aumento del 42% delle emissioni totali per la stessa quantità di merce per un servizio di linea settimanale standard Asia-Nord Europa come risultato del maggiore consumo di carburante». Non solo, lungo la rotta tra l’Estremo Oriente e il Mediterraneo, «l’indice delle emissioni di carbonio rivela una crescita del 63% nel primo trimestre del 2024». Definito insostenibile l’aumento dei noli per il sistema economico europeo e mondiale, Ravenna, Venezia, Trieste, Capodistria e Fiume temono un coinvolgimento diretto dell’Iran nel conflitto con Israele che porterebbe dunque alla chiusura definitiva del canale di Suez.
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