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Interviste

roma 03 settembre 2014

Pagani (PD): “Riforma? No, è solo un pasticcio”

03 settembre 2014 - roma - La riforma delle Autorità portuali, prevista in un primo tempo per giugno, poi per luglio, infine con il decreto Sblocca Italia, è stata rinviata ai prossimi mesi.

Come mai? Ne abbiamo parlato con il deputato Pd Alberto Pagani, membro della commissione Trasporti della Camera.

“Non possiamo accettare che il Ministro Lupi, con il suo comportamento, metta una pietra tombale sulla possibilità di riformare il sistema portuale italiano. Con lui avevamo costruito un accordo ragionevole, che prevedeva due fasi operative per attuare nel corso di questa legislatura una riforma strutturale, seria ed importante.

Nella prima fase, quella che il Ministro doveva anticipare con decreto, era prevista la riorganizzazione dei poteri e delle funzioni delle autorità portuali, l'autonomia finanziaria, ed infine anche la riduzione del numero delle autorità portuali.

Nella seconda fase, con legge ordinaria, il Parlamento avrebbe dovuto completare la riforma della legge 84/94, affrontando tutti i temi che, mancando i requisiti di urgenza che la Costituzione prevede per i decreti legge, non si sarebbe potuto affrontare immediatamente.

Alla prova dei fatti, però, il Ministro Lupi aveva inserito ben poco dei contenuti concordati nel Decreto Sblocca Italia, e il primo passo della riforma sarebbe stata in sostanza un'iniziativa di riduzione del numero delle autorità portuali. Meglio non fare nulla, che fare pasticci.

Riprenderemo il confronto, perché la riforma della portualità contenga anche quello che propone il Pd, non solamente quello che ha in testa il Ministro e che pretendono le lobbies che credo siano intervenute in questa fase”.

Quando ritiene che il provvedimento di riforma potrà essere adottato?

“Basta attuare quello che abbiamo concordato, invece di ricominciare sempre da capo. Se il Ministro pensa di concordare con il Pd un progetto e di attuarne uno diverso si sbaglia, e ci fa solo perdere del tempo. Il problema è che il tempo stringe, perché il mondo corre veloce e lo scenario cambia in continuazione.

Da anni ormai discutiamo nei convegni degli effetti del gigantismo navale, e dell'entrata in servizio delle nuove portacontainer da 18.000 tue, ma adesso avremo a che fare anche con un'inedita concentrazione delle forze fra i consorzi armatoriali.

Ora che l'Antitrust americana ha dato il via libera all'alleanza tra le prime tre compagnie di linea container del mondo, che sulle rotte transtraltiche hanno inaugurato l'alleanza P3, dobbiamo renderci conto che dal luglio scorso il mondo del trasporto marittimo è in forte evoluzione e rischia di mettere fuori gioco il nostro sistema.

Il punto strategico non può essere la sola riduzione della spesa che si otterrebbe con l'accorpamento delle autorità portuali. I problemi centrali sono il coordinamento e il rafforzamento dei sistemi logistici e gli investimenti infrastrutturali necessari ad avere porti sempre più competitivi”.

Verrà, comunque, mantenuto il criterio dei core ports?


“Certo che verrà mantenuto, la politica dei trasporti europea è chiara, e credo che sia anche corretta e lungimirante. È di importanza strategica la realizzazione entro il 2030 dei corridoi europei, ovvero la realizzazione della Rete TEN-T, definita dalla UE come "rete di trasporto completa ed integrata di strade, ferrovie, linee aeree, vie navigabili interne e trasporto marittimo, nonché di piattaforme intermodali estesa a tutti gli Stati membri e a tutte le regioni”.

L'Italia è interessata da 4 corridoi europei su un totale di 10 e pertanto si trova nelle condizioni di poter modificare radicalmente il suo peso in Europa nel campo della logistica e dei trasporti. I porti core insistono su queste grandi reti di comunicazione e per questo hanno un'importanza strategica prioritari, e quindi prioritari devono essere gli investimenti su questi porti.

Il porto core di Ravenna è inserito nel corridoio n.1 "Baltico-Adritico", che è un'iniziativa volta a costruire un collegamento ferroviario ad alta capacità che connetta il mare Adriatico con il Baltico, attraversando Italia, Austria, Repubblica Ceca e Polonia.

Tra gli obiettivi vi è la creazione di un sistema di collegamenti intermodali, la connessione degli altri corridoi paneuropei, il superamento degli svantaggi di aree scarsamente infrastrutturale, il potenziamento del trasporto merci su rotaia.

È previsto anche il prolungamento della ferrovia transiberiana, con scartamento russo (152 cm), sino al futuro grande centro logistico di smistamento che verrà realizzato, in territorio austriaco, tra Bratislava e Vienna, all'incrocio tra il corrodio Adriatico Baltico, quello tra Amburgo ed il Pireo, e quello Strasburgo-Danubio.

Questo permetterà di abbassare i costi e velocizzare i trasporti tra l'Europa occidentale, la Russia e l'Asia, trasferendo le operazioni di movimentazione delle merci dai vagoni a scartamento largo fino a Vienna. Non possiamo certo lasciarci scappare le opportunità di queste innovazioni”.

Aumenterà l'autonomia finanziaria delle Autorità portuali?

“Questo è uno dei punti chiave del nostro progetto, che nell'ipotesi che il Ministro Lupi aveva introdotto nel decreto "Sblocca Italia" era decisamente insufficiente ed inadeguata alle necessità.

Invece di fare dell'inutile propaganda sulla riduzione del numero delle poltrone, o tentare di scardinare il sistema dei servizi tecnico nautici, che funzionano bene e non rappresentano certo una componente di costo decisiva per la competitività dei porti, bisogna concentrarsi sulla capacità di investimento che possono essere attivate.

L'autonomia finanziaria è una delle leve fondamentali per questo, perché consente di reinvestire sulla infrastrutturazione, e quindi sulla competitività di ogni singolo porto, parte delle risorse economiche, e di conseguenza della tassazione, che quel porto produce.

Accanto a questo credo che si debba stimolare al massimo anche l'investimento privato e se l'allungamento dei tempi delle concessioni può essere negoziato in ragione dell'investimento che i concessionari si impegnano a realizzare, credo che sia una cosa buona anche allungare la durata delle concessioni demaniali”.



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