sicurezza e cambiamento

Interviste

ravenna 04 novembre 2014

Martini (Tramaco): “Senza ferrovia, si rischierà il collasso”

04 novembre 2014 - ravenna - Ci avviamo alla fine del 2014. Chiediamo a Riccardo Martini, titolare di Tramaco e vice presidente dell’Unione Utenti, la sua opinione sull’andamento dei traffici nel porto di Ravenna.

“Le statistiche con il segno + di quest’anno sono la conferma della capacità dei nostri operatori di stare sul mercato anche in anni difficili come questi ed è un gran bel segnale di vitalità per il futuro. Dobbiamo solo stare attenti a non dormire sugli allori e capire quali sforzi e sacrifici sono stati fatti per ottenere questi risultati. Mi risulta che per reggere la concorrenza di altri porti, che vantano pescaggi superiori ai nostri, si ricorra spesso alla leva tariffaria, con il rischio di impoverire i traffici e la relativa remunerabilità.

La questione dei ritardi nell’escavo dei fondali quanto sta influendo sull’economia del nostro porto?

“Sicuramente è un freno non solo allo sviluppo, ma anche al semplice mantenimento dei volumi di traffico attuali, che a mio parere si ripercuoterà maggiormente sul traffico contenitori, dove il gigantismo navale ha ripreso slancio più che negli altri settori dello shipping.
Dobbiamo però fare attenzione a non far diventare l’escavo la panacea di tutti i mali, perdendo di vista o sottovalutando un altro problema atavico che può senz’altro frenare la crescita di Ravenna”.

Ad esempio?

“In primo luogo i collegamenti ferroviari. Il recente accordo con Barilla è un segnale importante lanciato dal presidente Di Marco, a cui vanno i miei complimenti per l’operazione. Questa iniziativa si inserisce perfettamente nel trend che si sta delineando nei traffici in importazione e transito.

Le politiche comunitarie a sostegno della Green Economy stanno modificando profondamente gli scenari e i grandi gruppi industriali, anche per questioni di immagine e marketing, stanno puntando decisamente sull’intermodalità.

I porti nostri concorrenti del Nord Adriatico, con il sostegno delle rispettive Regioni, stanno investendo da tempo sui collegamenti ferroviari verso il Nord Est Europeo, mentre Ravenna ancora si affida quasi esclusivamente al trasporto su gomma, non per cattiva volontà, ma per la cronica inadeguatezza della nostra rete ferroviaria.

Tutti ormai hanno capito che se mai si arrivasse a completare il “progettone” e il nuovo Terminal Container, si porrebbe il problema dell’uscita dei container dal porto. Con una rete spesso di binari unici, non connessa direttamente con le tracce per l’Europa Nord Orientale e con due passaggi a livello in città, si rischierebbe il collasso.

Bisogna, quindi, intervenire al più presto su questo problema, senza aspettare il Progettone, perché gli effetti negativi si vedono già adesso e sempre di più si avvertiranno nei prossimi anni.
Apprendere che l’Interporto di Bologna, che qualcuno si ostina a considerare sinergico al porto di Ravenna, investe e si allea con operatori del porto di Trieste per costruire la nuova piattaforma logistica di 25 ettari che smisterà i treni con le merci destinare all’Est europeo, è un gran brutto segnale per Ravenna, che pure avrebbe aree adeguate da mettere a disposizione.

Questo evidenzia ancor di più, se ce ne fosse bisogno, che i grossi flussi di traffico dal Far East per l’Europa vanno dove trovano condizioni ideali, cioè porti con fondali profondi e reti ferroviarie adeguate”.

L’E55 potrà sopperire in parte a queste mancanze?

“Spero di non fare torto a nessuno dicendo che l’E55 arriva fuori tempo massimo. Poteva servire 20 o 10 anni fa, ma farla partire adesso, considerato quando sarà finita, non porterà molti benefici al nostro porto, proprio per i motivi di cui parlavamo prima. Bisogna pensare che con una piccolissima parte delle risorse necessarie per quest’opera potremmo risolvere tutti i problemi infrastrutturali che ci penalizzano, come i fondali, la già citata ferrovia, il by-pass sul Candiano e una viabilità migliore per l’accesso in porto, ora limitata ad una unica strada, spesso in pessime condizioni”.

Quali iniziative potrebbe mettere in campo Ravenna per attirare nuovi traffici?

“Come detto tante volte in passato, abbiamo un tesoro che tutti ci invidiano, cioè tante aree da mettere a disposizione di chi abbia progetti o traffici nuovi da proporre.
Penso all’ex Sarom, alle Isole del Petrolchimico che purtroppo stanno diventando man mano improduttive. Se non fosse che i fondi a disposizione sono tutti destinati all’escavo, direi che l’Autorità Portuale dovrebbe cercare di acquisire queste aree e rimetterle a disposizione dei traffici commerciali”.




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