sicurezza e cambiamento

Interviste

ravenna 06 dicembre 2017

Nanni (Roca): "25 anni di impegno nell’oil&gas"

06 dicembre 2017 - ravenna - Franco Nanni è presidente del ROCA (Ravenna Offshore Contractors Association). Fin dalle origini ha vissuto quotidianamente lo sviluppo dell’Associazione nata per sostenere l’avvio di OMC (Offshore Mediterranean Conference)

Nanni, come nacque l’idea di dar vita a ROCA?
“L’associazione nacque nel 1992 per sviluppare il progetto della prima edizione di OMC, che si tenne poi nel 1993. Già da qualche tempo con Giuliano Resca e Gianfranco Fiore stavamo ragionando sulla nascita di ROCA. Resca ne parlò con l’allora presidente della Camera di commercio, Pietro Baccarini, e decidemmo così di andare in missione ad Aberdeen dove si teneva l’Offshore Europe, evento internazionale dedicato all’oil&gas. Ci convincemmo che eravamo sulla strada giusta, soprattutto perché Ravenna era il fulcro dell’attività di Agip in Italia e quindi c’erano tutti i presupposti”.

L’Agip come accolse il progetto OMC?
“In rappresentanza del ROCA andai a parlare prima con Raffaele Santoro, presidente di Agip, e poi con l’ing. Guglielmo Moscato, allora direttore della società. Il progetto piacque e ottenemmo il via libera. Nacque così una stretta collaborazione con l’ing. Innocenzo Titone, allora responsabile del distretto Agip di Ravenna, e oggi chairman di OMC. Il primo passo fu creare un comitato tecnico che coinvolgeva tutta la città, dalle imprese alle istituzioni”.
In questi 25 anni cosa ha caratterizzato l’evoluzione di OMC?
“È stato un continuo crescendo: siamo passati dai 55 stand del 1993 ai 634 dell’edizione 2017. È chiaro che anche la dimensione della parte espositiva è molto aumentata, anche per accogliere le migliaia di visitatori che poi sono diventati decine di migliaia nell’ultimo periodo. OMC è sempre stato un punto di incontro tra le companies americane e quelle del Mediterraneo, un evento che richiamava e richiama i big dell’oil&gas. Ma anche la sede dove annunciare scoperte e accordi.
Ricordo l’intesa tra Agip e Ina per lo sviluppo di un campo in Adriatico, la presentazione del progetto Alto Adriatico, poi gli accordi con Libia, Egitto, Kazakistan”.
ROCA ha assunto un ruolo di primo piano nell’inter-nazionalizzazione dell’offshore ravennate. Da questo punto di vista come si posizionano le imprese locali?
“Alcune sono leader sul piano internazionale, coprono nicchie di mercato importanti. È chiaro che devono confrontarsi con colossi forti dimensionalmente e molto agguerriti. Oggi c’è una fortissima concorrenza e una competitività feroce”.

Negli ultimi anni ROCA è stato chiamato ai tavoli isti-tuzionali dell’università e del ministero dello Sviluppo economico, si occupa di progetti, come nel caso del decommissioning. Oggi ROCA ha nuovi interlocutori?
“Sì, anche se il nostro compito principale resta quello della promozione delle attività legate alle nostre imprese. Lavoriamo per creare lavoro e anche questa attività istituzionale va in questa direzione. È importante che ci sia collaborazione tra i vari soggetti in campo per avere sempre un supporto scientifico a sostegno delle decisioni che promuovono lo sviluppo delle attività estrattive. La tecnologia ha fatto passi da gigante e applicata al nostro settore valorizza la sicurezza sui posti di lavoro e la tutela dell’ambiente”.

La crisi ha messo e mette tuttora in difficoltà tante aziende dell’oil&gas. Quando vedremo concretamente segnali di ripresa del settore?
“È difficile dirlo, però un ragionamento logico dice che il prezzo del petrolio deve tornare a salire. Fin quando si soddisfa la richiesta del mercato che ha raggiunto quasi 100 milioni di barili al giorno, il prezzo farà fatica ad aumentare. Ricordiamoci che l’andamento del prezzo non è dettato dal calo dei consumi, come sostiene qualcuno, anzi. Negli ultimi 15 anni la produzione è passata da 82 milioni di barili ai 100 di oggi. Servirà ancora qualche anno per vedere il prezzo salire, per effetto della diminuzione della produzione. Sarà un volano molto lento a partire, poi però il prezzo potrebbe schizzare verso l’alto. Poi con nuovi investimenti ci sarà anche il lavoro”.
Come vede la situazione italiana rispetto al settore energetico?
“In Italia è tutto fermo, si lavora solo in mercati internazionali. Certo, se si potesse riaprire la ricerca anche in Adriatico ci sarebbe una bella ripresa del settore. Razionalmente, si dovrebbe capire che la tecnologia, come ho detto prima, oggi è una straordinaria tutela per chi ha dubbi in materia di subsidenza o di incidenti. Abbiamo bisogno di energia per traghettarci verso l’utilizzo di fonti rinnovabili, che non sono dietro l’angolo. Il metano è un ottimo traghettatore e in Adriatico ne abbiamo veramente tanto”.


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