sicurezza e cambiamento

Energia

roma 06 febbraio 2019

Dagli Usa pronti ricorsi miliardari per lo stop all'attività oil&gas

Intanto c'è una mediazione della leghista Gavia con Conte: la revisione delle concessioni solo dopo il Piano sulle aree idonee

06 febbraio 2019 - roma - Il Governo ha già messo in conto di ricevere numerosi ricorsi da parte di imprese del settore oil&gas danneggiate nei diritti acquisiti per attività di ricerca di idrocarburi in seguito all’emendamento che blocca ogni attività per 18 mesi.


Per ora si tratta di un fondo voluto dai 5 stelle di 476 milioni di euro, cifra risibile se si considera attualmente è in atto un arbitrato internazionale sul caso Ombrina, il campo estrattivo assegnato e poi tolto alla Rockhopper dal governo Renzi. Ora l’azienda rivendica un danno di circa 200 milioni di euro. E parliamo di un singolo caso. Il Governo sa bene che la posizione grillina No Triv potrebbe costare alle già dissanguate casse statali svariati miliardi. Anche se sul ddl Semplificazione è stata posta la fiducia, il sindaco ravennate Michele de Pascale e il presidente della Regione Stefano Bonaccini, continuano nei contatti politici romani e tessono la tela con le altre città penalizzate dalle scelte grilline, c’è un filo diretto anche dentro l’esecutivo. I protagonisti sono il premier Conte e la sottosegretaria leghista all’Ambiente Vannia Gavia che dice: “Non si può fermare un intero comparto”.


Gavia ha fatto presente a Conte il danno miliardario che deriverebbe dall’approvazione dell’emendamento in quanto le aziende americane interessate alle attività energetiche in Italia hanno già reclutato i principali studi legali. La Gavia ha suggerito al premier che la strada di un compromesso è ancora aperta: rinviare la revisione delle concessioni a dopo il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee: “Bisogna evitare di farsi del male da soli, imponendosi vincoli esagerati - spiega Gavia - che oltre a non produrre vantaggi ambientali, finiscono per danneggiare la nostra economica”.

Ravenna e l’Emilia Romagna hanno però fatto sapere che questo Piano relativo alle aree idonee per ora è troppo fumoso, ideologico e non scientifico. Quindi considerare l’eccellenza in questo settore di Ravenna e tenerla fuori da provvedimenti che potrebbero solo spostare il problema un po’ più avanti.


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