Crociere, Traghetti
ravenna
04 giugno 2015
Futuro grandi navi se si draga subito
Anna D'Imporzano fa il punto sulle strategie del terminal crociere
04 giugno 2015 - ravenna - «Nel 2016 dovremmo attestarci sui 55 mila passeggeri, rispetto ai 40 mila di quest’anno. Non parliamo di grandi numeri, ma almeno c’è un’inversione del trend». Lo afferma Anna D’Imporzano, direttore del terminal crociere di Ravenna, intervista dal Resto del Carlino.
Il settore croceristico fa programmi a medio e lungo termine. Cosa ci riserva il futuro?
«Per ora poche novità. Il 2016 è già chiuso, il 2017 è già stato definito dalle compagnie di fascia alta, qualche margine esiste nelle fasce media e medio-alta. Il primo anno utile sul quale potremmo puntare è il 2018».
Perché usa il condizionale?
«Perché a Ravenna c’è molta incertezza. Qui potremmo puntare a ospitare le grandi navi che non possono più andare a Venezia. Ma non possiamo candidarci in queste condizioni. Fino a quando non realizziamo alcune infrastrutture, restiamo fermi al palo e il 2018 diventerà il 2020 e via dicendo».
Prima questione: i fondali.
«L’ordinanza che riguarda le navi da crociera su Ravenna parla di un pescaggio limite di 8,80 metri. Il mercato delle grandi navi ha necessità di più pescaggio. Occorre allargare la canaletta in entrata, perché le navi da crociera sono alte, quindi soggette a ‘scarroccio’. Infine, va dragato lo specchio acqueo attorno alle nostre banchine. Questi interventi vanno programmati ora, per poter dire alle compagnie: ‘Ecco, ci stiamo preparando’. Tra l’altro, negli altri porti si scava. Ci sono tecnologie moderne e veloci. Vedremo anche quale impatto avrà la riforma delle Autorità portuali».
Seconda questione: le banchine.
«Per allungarle non occorre aggiungere ‘nuovi’ tronchi, ma utilizzare le tecnica detta ’dolphin’, già progettata a Trieste. Si tratta di pali conficcati nel fondale e di inerti che pareggiano la banchina esistente».
Terza questione: la stazione marittima.
«Il progetto, finanziato con 100 mila euro di fondi Ue e altrettanti dell’Autorità portuale, dovrà essere pronto per febbraio, altrimenti si perderanno i contributi europei. Non servono progetti faraonici. Ho letto che La Spezia pensa a una struttura da 35 milioni di euro. A noi ne basta una da un paio di milioni, ma in tempi certi, come certi devono essere i tempi dei piazzali e della viabilità».
© copyright Porto Ravenna News
Il settore croceristico fa programmi a medio e lungo termine. Cosa ci riserva il futuro?
«Per ora poche novità. Il 2016 è già chiuso, il 2017 è già stato definito dalle compagnie di fascia alta, qualche margine esiste nelle fasce media e medio-alta. Il primo anno utile sul quale potremmo puntare è il 2018».
Perché usa il condizionale?
«Perché a Ravenna c’è molta incertezza. Qui potremmo puntare a ospitare le grandi navi che non possono più andare a Venezia. Ma non possiamo candidarci in queste condizioni. Fino a quando non realizziamo alcune infrastrutture, restiamo fermi al palo e il 2018 diventerà il 2020 e via dicendo».
Prima questione: i fondali.
«L’ordinanza che riguarda le navi da crociera su Ravenna parla di un pescaggio limite di 8,80 metri. Il mercato delle grandi navi ha necessità di più pescaggio. Occorre allargare la canaletta in entrata, perché le navi da crociera sono alte, quindi soggette a ‘scarroccio’. Infine, va dragato lo specchio acqueo attorno alle nostre banchine. Questi interventi vanno programmati ora, per poter dire alle compagnie: ‘Ecco, ci stiamo preparando’. Tra l’altro, negli altri porti si scava. Ci sono tecnologie moderne e veloci. Vedremo anche quale impatto avrà la riforma delle Autorità portuali».
Seconda questione: le banchine.
«Per allungarle non occorre aggiungere ‘nuovi’ tronchi, ma utilizzare le tecnica detta ’dolphin’, già progettata a Trieste. Si tratta di pali conficcati nel fondale e di inerti che pareggiano la banchina esistente».
Terza questione: la stazione marittima.
«Il progetto, finanziato con 100 mila euro di fondi Ue e altrettanti dell’Autorità portuale, dovrà essere pronto per febbraio, altrimenti si perderanno i contributi europei. Non servono progetti faraonici. Ho letto che La Spezia pensa a una struttura da 35 milioni di euro. A noi ne basta una da un paio di milioni, ma in tempi certi, come certi devono essere i tempi dei piazzali e della viabilità».
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