sicurezza e cambiamento

Energia

ravenna 11 settembre 2013

Bartolotti: "Attenti a non perdere OMC"

11 settembre 2013 - ravenna - “Se vuole cominciamo con due aneddoti, diciamo così. Il primo è che il raddrizzamento della nave Concordia si è completato la mattina del 16 settembre alle 4,08.
Alla stessa ora, nell’aprile del 2012, la mia azienda, la Micoperi, e Titan siglavano il contratto davanti al notaio dopo dodici ore di trattative per eseguire l’operazione al Giglio. E poi, aggiungo, che quando ho visto la Concordia dritta, due lacrime le ho fatte anch’io, che pure ne ho viste tante nella mia vita”.

Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi, è uno degli imprenditori più al centro dei riflettori. Ha raddrizzato la Concordia, “ha ridato dignità all’Italia”, come in tanti hanno commentato. “Guardi – afferma – che la dignità all’Italia non gliel’ha tolta Schettino. Sono ben altri i problemi”.

Adesso si sente più tranquillo, con la nave dritta?
“Sono contento per il lavoro che ha fatto la nostra squadra, sono contento per gli abitanti del Giglio. Ma c’è ancora da lavorare. Entro la prossima primavera la nave deve essere in grado di galleggiare e navigare. Ha la fiancata destra molto danneggiata. Dovremo trovare soluzioni adeguate, ma dalla primavera via. Il Giglio non può aspettare oltre”.

La Micoperi fattura 500 milioni di euro all’anno e conta mille dipendenti. Mentre lei e la squadra al Giglio eravate concentrati sulla concordia, i ‘suoi’ in azienda cosa facevano?
“Lavoravano sui progetti che abbiano in giro per il mondo. Abbiamo completato lavori in Ghana, stiamo mettendo a punto un lavoro di ingegneria in Costa d’Avorio, abbiamo nuovi contratti in Messico, dove da un anno è operativa una nostra società ad hoc.
Poi stiamo presentando offerte per il West Africa e il Mediterraneo. Non ci siamo mai distratti dalle nostre attività”.

Perché all’estero sono rimasti così sorpresi dalle capacità di un’azienda italiana?
“Noi siamo un popolo di lavoratori e abbiamo avuto eccellenze in tutti i campi.
Negli ulti decenni si è forse seminato troppo poco sulla cultura d’impresa. Per me è sbagliato accusare le banche di dare pochi soldi alle imprese. Ci sono invece troppe imprese che hanno guadagnato, ma i titolari hanno impoverito le aziende e arricchito loro stessi.

Poi c’è l’altra categoria, quelli della delocalizzazione. Dietro la scusa che la politica non va e che le banche non finanziano, se ne sono andati. Forse si sono messi in salvo, ma contribuiscono a impoverire un territorio, una nazione. Se io dovessi aiutare qualcuno, lo farei verso chi ha combattuto fino all’ultimo per salvare la propria azienda, non per chi è andato in Cina e adesso se ne torna indietro con un pugno di mosche”.

All’operazione concordia hanno lavorato imprese, ingegneri e tecnici dell’offshore ravennate. Cosa si potrebbe fare per sviluppare ulteriormente questo settore?
“L’economia ravennate è fatta per un 30/40% di turismo, per un altro 20% di offshore. Dobbiamo mantenere il livello di affidabilità dimostrato in questi anni. E, soprattutto, dobbiamo mantenere a Ravenna l’Omc (Offshore Mediterranean Conference). Dobbiamo avere una sede più appropriata, non possiamo andare avanti attaccando pezzi di tensostrutture che fanno lievitare i costi. Spero che ci sia la consapevolezza del valore di Omc per le aziende e per tutta la città”.


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