Energia
rimini
01 luglio 2019
De Pascale: "Importare gas non aiuta l'ambiente"
Il sindaco all'incontro con Legambiente rilancia l'attività offshore nazionale
01 luglio 2019 - rimini - “Ci sono tutta una serie di piattaforme che hanno finito il loro ciclo e quindi vanno smantellate". Allo stesso tempo la "produzione nazionale" legata alle attività estrattive in Adriatico "e' green" ovvero "produrre metano in Italia invece che importarlo migliora le performance ambientali": lo ha sostenuto in mattinata il sindaco Michele de Pascale intervenendo a Rimini ad un contro su Legambiente legato al decommissionig in Adriatico e alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Per il sindaco, da un lato le piattaforme inattive "vanno smantellate ed è un bene che venga fatto anche perchè questo processo produce lavoro. In tal senso so che Eni ha già avviato le procedure per l'accreditamento degli operatori privati per poter smantellare queste piattaforme". Contemporaneamente "il nostro messaggio è che la produzione nazionale è 'green'. Ciò che inquina - ha precisato de Pascale - non è la produzione ma è il consumo. E una politica che blocca la produzione nazionale aumentando le importazioni non è una politica amica dell'ambiente".
All'incontro è intervenuto anche il presidente del Roca, Franco Nanni che ha fatto presente cosa significherebbe la ripresa dell'attività estrattiva in Adriatico: produzione di 150 miliardi di mc di gas alleggerendo le importazioni di circa 40 miliardi di euro ai valori attuali, destinati a salire, 1.500 nuovi posti di lavoro per la realizzazione di ogni piattaforma. “Se ipotizziamo la realizzazione di 50 piattaforme in 10 anni, avremmo 12.000 nuovi posti di lavoro per 10 anni. Altri 3.000 nuovi posti di lavoro per le aziende fornitrici di materiale specializzato e di addetti alla perforazione. A ciò si sommano entrate erariali per 1 miliardo di royalties, canoni, imposte e accise. Gli investimenti porterebbero un aumento del PIL di 2 punti”. “Ogni m3 di gas non prodotto in Italia – ha aggiunto Nanni _ lo importiamo dall’estero. È importante ricordare che 1.000 m3 di gas importato in Italia dalla penisola Orengoj in Russia, a 5000 km di distanza inquina di più. Infatti il 25-30 % di questo gas deve essere bruciato per azionare i compressori di pompaggio per far arrivare il gas nelle nostre case. Con la conseguenza di un maggior inquinamento ambientale e un maggior costo per l’utente finale. Gli stessi 1000 m3 di gas prodotti in Adriatico a “km 0”: non causerebbero inquinamento; non spenderemmo valuta all’estero; lo stato incasserebbe accise, tasse e royalty; avremmo il gas a minor prezzo; creeremmo posti di lavoro”. Roca, tanto per chiarezza, è favorevole al decommissioning delle piattaforme dismesse.
© copyright Porto Ravenna News
All'incontro è intervenuto anche il presidente del Roca, Franco Nanni che ha fatto presente cosa significherebbe la ripresa dell'attività estrattiva in Adriatico: produzione di 150 miliardi di mc di gas alleggerendo le importazioni di circa 40 miliardi di euro ai valori attuali, destinati a salire, 1.500 nuovi posti di lavoro per la realizzazione di ogni piattaforma. “Se ipotizziamo la realizzazione di 50 piattaforme in 10 anni, avremmo 12.000 nuovi posti di lavoro per 10 anni. Altri 3.000 nuovi posti di lavoro per le aziende fornitrici di materiale specializzato e di addetti alla perforazione. A ciò si sommano entrate erariali per 1 miliardo di royalties, canoni, imposte e accise. Gli investimenti porterebbero un aumento del PIL di 2 punti”. “Ogni m3 di gas non prodotto in Italia – ha aggiunto Nanni _ lo importiamo dall’estero. È importante ricordare che 1.000 m3 di gas importato in Italia dalla penisola Orengoj in Russia, a 5000 km di distanza inquina di più. Infatti il 25-30 % di questo gas deve essere bruciato per azionare i compressori di pompaggio per far arrivare il gas nelle nostre case. Con la conseguenza di un maggior inquinamento ambientale e un maggior costo per l’utente finale. Gli stessi 1000 m3 di gas prodotti in Adriatico a “km 0”: non causerebbero inquinamento; non spenderemmo valuta all’estero; lo stato incasserebbe accise, tasse e royalty; avremmo il gas a minor prezzo; creeremmo posti di lavoro”. Roca, tanto per chiarezza, è favorevole al decommissioning delle piattaforme dismesse.
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