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Energia

ravenna 28 ottobre 2019

Conte non pronuncia mai la parola 'gas'

Delusione per il premier che ha evitato le problematiche dell'energia nazionale

28 ottobre 2019 - ravenna - Delusione. Si leggeva negli occhi di molti partecipanti dopo l’intervento del premier Conte nella sede dell’Eni. E dire che per ascoltare le parole del Presidente del Consiglio - che non ha mai nascosto sulla sua contrarietà alla produzione di gas in Italia, preferendo comprarlo all’estero – c’erano le principali aziende ravennati del settore, i sindacati, le associazioni di categoria.

“Ravenna è la culla dell’energia – dice l’ad di Eni, Claudio Descalzi, presente insieme a Emma Marcegaglia, presidente della società – perché per noi tutto è cominciato qui, con l’estrazione del gas. Anzi il gas è stato la costante di trasformazioni tecnologiche, sia di Eni che delle aziende del territorio, nostre partner, che portano queste tecnologie nel mondo”. Il sindaco Michele de Pascale: “Ravenna è la città dell’energia e della chimica. Oggi sfatiamo un mito. Non è vero che l’industria energetica legata alla produzione di metano e quella produttrice di energia da fonti rinnovabili, siamo mondi separati. Quello che accade oggi ci dice che Eni ha competenze, esperienza e capacità finanziarie per condurci alle rinnovabili. La vera criticità, in questa fase e per i prossimi anni, sarà l’approvvigionamento energetico». Rivolto a Conte, aggiunge: «Lei è un uomo pragmatico. Rifornirci dall’estero costa caro. Per diminuire la spesa energetica dobbiamo investire nelle fonti alternative e nella produzione di gas in Adriatico, come transizione verso le rinnovabili. Lo facciamo da 60 anni nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza”.


Ma Conte, nell’intervento conclusivo, ha parlato di ecologia, di fonti rinnovabili, degli impegni fino al 2050, senza dire mai che senza il gas, energia di transizione, alle rinnovabili non ci si arriverà mai. A meno che non si faccia come la Germania che ha riaperto le centrali a carbone, o la Francia che per le rinnovabili utilizza il nucleare.
Quindi, ecco le reazioni. Il vice sindaco Fusignani si dice “deluso dall’intervento del premier. Non ha colto le parole del sindaco de Pascale e non si minimamente preoccupato di un settore ad alta tecnologia e con migliaia di occupati-disoccupandi”.
“Nel Mare Adriatico abbiamo ancora grandi riserve di gas metano che non vengono sfruttate" commenta Franco Nanni, presidente del Roca. Il gas metano "è il combustibile meno inquinante necessario per almeno 30 -50 anni per la transizione. È stata bloccata tale produzione di gas per importarlo dall’estero con maggiori costi, più inquinamento e perdita di posti di lavoro. Le nostre riserve potrebbero alleggerire le importazioni e soprattutto, se sfruttate, darebbero lavoro alle nostre aziende".
Il Presidente del Consiglio "ha completamento ignorato il messaggio del Sindaco di Ravenna e gli appelli delle associazioni di categoria e dei sindacai.

La crisi del settore ed ancor più il blocco delle attività con l’art. 11 ter della Legge 11 febbraio 2019 n°12, hanno creato una situazione di seria crisi con la conseguente perdita di posti di lavoro e la chiusura di Aziende con un’alta tecnologia. Centinaia di cassaintegrati di aziende in crisi rischiano la perdita definitiva del posto di lavoro. L’occupazione del settore in Italia sta drammaticamente calando. Cinque aziende associate ROCA sono in amministrazione controllata o sono fallite.


Tutto questo è stato ignorato nel discorso inaugurale del Presidente del Consiglio. ROCA sostiene ogni nuovo progetto e ogni futuro investimento soprattutto nella nostra zona che è ritenuta la Capitale dell’Energia. Ma il passaggio all’energia rinnovabile richiede ancora tanti anni con tanta ricerca e nel frattempo avremo bisogno di gas metano".


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