Porti
roma
12 dicembre 2019
Allarme-fondali a Venezia: "Nostre navi a Ravenna"
Anche in laguna alle prese con burocrazia e vincoli eccessivi
12 dicembre 2019 - roma - Il problema dello scarso pescaggio e le relative nuove ordinanze della Capitaneria di porto di Venezia, agitano le acque dello scalo lagunare, al punto che si temono trasferimenti di mercantili a Ravenna e a Trieste.
"Essere qui oggi a parlare di emergenza e di sopravvivenza di un sistema portuale che è tra i più performanti del Paese è triste: non ce lo meritiamo" ha commentato il presidente dell’Autorità di sistema portuale Pino Musolino parlando ad una preoccupatissima assemblea dei lavoratori.
Purtroppo, tra vincoli e burocrazia, il sistema portuale italiano sta andando alla deriva al pari di altri settori strategici per il Paese: oil&gas, Ilva, Whirlpool.
Si ascolta Musolino e sembra di sentire parlare Daniele Rossi. "Da quando mi sono insediato ho sempre sostenuto con forza l’urgenza di effettuare gli escavi manutentivi per garantire l’operatività dei terminal" riprende Musolino. "Ora ci troviamo in una situazione emergenziale e, dopo tante promesse, attendiamo un protocollo fanghi aggiornato e il relativo piano morfologico della Laguna che deve individuare i siti di conferimento per i sedimenti". L’accesso al porto è infatti ancora limitato dai fondali che hanno bisogno di essere scavati, dopo che la Capitaneria di Porto ha limitato i pescaggi.
Per questo, hanno ribadito ieri i segretari regionali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, "in molte banchine il lavoro continua a rallentare".
Il problema, quindi, non è se qualche nave in più opterà per Ravenna o Trieste, ma fino a quando reggerà un sistema-Paese dove un ministro della Repubblica (all'Istruzione) riesce a dire che "in un paio d'anni l'Eni deve uscire dalle attività petrolifere". Ma, al di là della stupidaggine di uscire dall'oil&gas, Fioramonti ha lontanamente idea di cosa sia una società quotata, di cosa significhi chiudere un pozzo petrolifero, rompere partnership internazionali ? #fioramontitornaacatu
© copyright Porto Ravenna News
"Essere qui oggi a parlare di emergenza e di sopravvivenza di un sistema portuale che è tra i più performanti del Paese è triste: non ce lo meritiamo" ha commentato il presidente dell’Autorità di sistema portuale Pino Musolino parlando ad una preoccupatissima assemblea dei lavoratori.
Purtroppo, tra vincoli e burocrazia, il sistema portuale italiano sta andando alla deriva al pari di altri settori strategici per il Paese: oil&gas, Ilva, Whirlpool.
Si ascolta Musolino e sembra di sentire parlare Daniele Rossi. "Da quando mi sono insediato ho sempre sostenuto con forza l’urgenza di effettuare gli escavi manutentivi per garantire l’operatività dei terminal" riprende Musolino. "Ora ci troviamo in una situazione emergenziale e, dopo tante promesse, attendiamo un protocollo fanghi aggiornato e il relativo piano morfologico della Laguna che deve individuare i siti di conferimento per i sedimenti". L’accesso al porto è infatti ancora limitato dai fondali che hanno bisogno di essere scavati, dopo che la Capitaneria di Porto ha limitato i pescaggi.
Per questo, hanno ribadito ieri i segretari regionali di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, "in molte banchine il lavoro continua a rallentare".
Il problema, quindi, non è se qualche nave in più opterà per Ravenna o Trieste, ma fino a quando reggerà un sistema-Paese dove un ministro della Repubblica (all'Istruzione) riesce a dire che "in un paio d'anni l'Eni deve uscire dalle attività petrolifere". Ma, al di là della stupidaggine di uscire dall'oil&gas, Fioramonti ha lontanamente idea di cosa sia una società quotata, di cosa significhi chiudere un pozzo petrolifero, rompere partnership internazionali ? #fioramontitornaacatu
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