Armatori, Cantieri
ravenna
18 marzo 2014
Rilancio all'estero del Cantiere Carnevali
![Rilancio all'estero del Cantiere Carnevali](/file/articoli/th/articoli_164.jpg)
18 marzo 2014 - ravenna - Il Cantiere Nautico Carnevali di Marina di Ravenna è un esempio di come l’imprenditoria del settore non si arrenda, nonostante il mercato interno abbia perso oltre il 90% del suo potenziale. Guidato da Angelo Carnevali, il cantiere si è oggi completamente riconvertito, con possibilità di rilancio sui mercati esteri.
Ecco come Carnevali racconta le scelte difficili adottate nel 2009: “Ho capito che ci trovavamo di fronte ad una crisi travolgente nel 2009, quando in molti sostenevano che sarebbe stata, come in passato, passeggera, ed ho adottato alcune contromisure dolorose ma necessarie per non dover portare i libri contabili in tribunale come è successo alla stragrande maggioranza dei cantieri nautici italiani”.
Dal 2000 al 2008, il fatturato del cantiere Carnevali è cresciuto ogni anno del 20/25%.
Nel 2008 era arrivato a quota 22 milioni di euro, scesi a 10 nel 2009. “Costruivamo in media 30 yacht all’anno – aggiunge Carnevali. L’ultimo messo in acqua risale al 2011, il fatturato 2012 è stato di 1,5 milioni”.
All’apice della sua attività, Carnevali contava su 70 dipendenti: “Sono stati messi in cassa integrazione e sono rimasti con me fino a quando tutti non hanno trovato un’altra occupazione”. Oggi in cantiere lavorano in quattro, più le ditte esterne.
Il core business è diventato il rimessaggio di grandi imbarcazioni, comprese quelle di esercito e forze dell’ordine. Verniciatura, sistemazione degli interni, dell’apparato elettrico, dei motori. “Acquisto imbarcazioni che ritengo interessanti per il mercato, le metto a posto e le rivendo. E’ un settore che tira, perché il cliente viene da me per un rapporto di fiducia.
Inoltre, faccio il consulente per chi deve acquistare grandi yacht. Ora sto affiancando un imprenditore che sta acquistando una nave-yacht di 35 metri”.
Carnevali tornerà a produrre con il suo marchio se alcune esplorazioni che sta compiendo in Russia, Cina, Stati Uniti e Dubai andranno a buon fine. “In Italia – spiega – non ci sono margini per produrre. Sul mercato c’è una grande quantità di invenduto, ci sono imbarcazioni sequestrate a chi non pagava il leasing, sconti pazzeschi pur di liberarsi del magazzino. Insomma, i nuovi mercati possono essere solo all’estero. Abbiamo partecipato ad alcune fiere e i segnali sono incoraggianti”.
© copyright Porto Ravenna News
Ecco come Carnevali racconta le scelte difficili adottate nel 2009: “Ho capito che ci trovavamo di fronte ad una crisi travolgente nel 2009, quando in molti sostenevano che sarebbe stata, come in passato, passeggera, ed ho adottato alcune contromisure dolorose ma necessarie per non dover portare i libri contabili in tribunale come è successo alla stragrande maggioranza dei cantieri nautici italiani”.
Dal 2000 al 2008, il fatturato del cantiere Carnevali è cresciuto ogni anno del 20/25%.
Nel 2008 era arrivato a quota 22 milioni di euro, scesi a 10 nel 2009. “Costruivamo in media 30 yacht all’anno – aggiunge Carnevali. L’ultimo messo in acqua risale al 2011, il fatturato 2012 è stato di 1,5 milioni”.
All’apice della sua attività, Carnevali contava su 70 dipendenti: “Sono stati messi in cassa integrazione e sono rimasti con me fino a quando tutti non hanno trovato un’altra occupazione”. Oggi in cantiere lavorano in quattro, più le ditte esterne.
Il core business è diventato il rimessaggio di grandi imbarcazioni, comprese quelle di esercito e forze dell’ordine. Verniciatura, sistemazione degli interni, dell’apparato elettrico, dei motori. “Acquisto imbarcazioni che ritengo interessanti per il mercato, le metto a posto e le rivendo. E’ un settore che tira, perché il cliente viene da me per un rapporto di fiducia.
Inoltre, faccio il consulente per chi deve acquistare grandi yacht. Ora sto affiancando un imprenditore che sta acquistando una nave-yacht di 35 metri”.
Carnevali tornerà a produrre con il suo marchio se alcune esplorazioni che sta compiendo in Russia, Cina, Stati Uniti e Dubai andranno a buon fine. “In Italia – spiega – non ci sono margini per produrre. Sul mercato c’è una grande quantità di invenduto, ci sono imbarcazioni sequestrate a chi non pagava il leasing, sconti pazzeschi pur di liberarsi del magazzino. Insomma, i nuovi mercati possono essere solo all’estero. Abbiamo partecipato ad alcune fiere e i segnali sono incoraggianti”.
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