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Porti

ravenna 24 marzo 2020

Sindacati spaccati sulla riduzione dell'attività portuale

Cgil e Cisl favorevoli a operare solo agroalimentare e farmaceutica. La Uil: "Lo scalo è sicuro"

24 marzo 2020 - ravenna - Cgil e Cisl sono favorevoli a ridurre le merceologie da sbarcare/imbarcare nel porto di Ravenna. Per la Uil, invece, ci sono le "condizioni di sicrezza per andare avanti anche in questa fase delicata".
Le diverse posizioni sono scaturite nel pomeriggio durante un videoincontro tra Capitaneria di porto, Adsp e sindacati. All'ordine del giorno c'era il tema della sicurezza delle guardie ai fuochi. Trovato un accordo su questo aspetto, si è però aperto il dibattito sull'opportunità o meno di sospendere alcune operazioni portuali su merceologie definite "non strategiche", e di procedere soltanto con agroalimentare, farmaceutici e affini."Per il porto di Ravenna, è oggi assolutamente prioritario decidere quali attività far proseguire, sbarco imbarco navi, alla luce oggettiva della mancanza di dispositivi di sicurezza che non garantiscono la salute dei lavoratori, questo a prescindere dal Covid-19, ma in ottemperanza delle prescrizioni in essere nel porto da molti anni". E' questa la dichiarazione rilasciata dal segretario provinciale della Cgil Costantino Ricci e dal segretario della Filt Cgil Mauro Comi, al termine di un incontro con Capitaneria di porto e Adsp."Pensiamo - aggiungono - che la linea debba essere quella contenuta nelle prescrizioni delle filiere indispensabili, quella agroalimentare, quella farmaceutica e strettamente connesse. Il sindacato e i lavoratori si sono sempre assunti delle responsabilità, anche di carattere generale, e continueranno a farlo ,ma la tutela della salute prescinde da qualsiasi interesse di natura economica, e su questo saremo intransigenti".
La gestione della difficilissima situazione generale "non ha visto, nel territorio ravennate, nell'ultimo mese, un preciso e concreto ruolo di coordinamento/gestione per la costruzione di un protocollo che permettesse almeno di mettere in sicurezza l'insieme delle attività lavorative portuali (camionisti, manutentori, logistica, terminalisti, compagnia portuale, marittimi ecc..), nonostante le richieste ufficiali dallo scorso 25 febbraio" ripercorre la Cgil.
La prima fase è passata "senza o quasi prevenzione complessiva, ci sono delle precise responsabilità che lasceranno tracce profonde nei rapporti sociali del territorio e sulle quali torneremo. Si apre dopo l'ultimo decreto restrittivo una seconda fase che non deve essere gestita come la prima, richiediamo per l'ennesima volta l'attivazione di tavoli nei quali il lavoro sia presente e possa proporre misure di intervento che garantiscano la sicurezza dei lavoratori e conseguentemente dell'intera cittadinanza"."La Cisl - spiega Gabriele Derosa - ritiene che vadano stabilite delle priorità. In questo momento i tubi di ferro non lo sono a differenza degli agroalimentari. Non si possono correre rischi indiscriminati. Serve un coordinamento maggiore".Di avviso contrario Rino Missiroli della Uil. "Non mi sento di attaccare il porto in questo momento. I dispositivi di protezione scarseggiano, ma ci sono. I comitati composti da azienda e sindacati stanno vigilando e non segnalano problemi particolari. Il porto è una infrastruttura strategica e per ora ci sono le condizioni per proseguire in sicurezza".



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