Porti
bologna
09 luglio 2021
Si è spento oggi all'età di 89 anni Emilio Ottolenghi
Uno dei protagonisti della nascita e dello sviluppo del porto
09 luglio 2021 - bologna - Una vita vissuta per la famiglia, quella di origine, e quella alla quale aveva dato vita. Con uno sguardo sempre al passato “perché solo voltandoci, intuiamo il senso delle cose”, per trarre insegnamenti per il futuro ma soprattutto per evitare che dovessero mai riproporsi le tragedie delle persecuzioni razziali.
Emilio Ottolenghi è morto oggi a 89 anni. Lascia la moglie Nicoletta e i figli Guido, Emanuele e Alberto.
La storia di Emilio Ottolenghi e della sua famiglia starebbe benissimo a pagina 3 de La Stampa degli anni 70, quella che ospitava i racconti dei grandi inviati. Un affresco dove, se il bene prevale sul male, è solo per dedizione ai principi e al lavoro, a un’educazione volta all’essenziale, e l’essere di religione ebraica è interpretato ancora con maggior rigore.
E’ ciò che muove la famiglia Ottolenghi, con Emilio ancora adolescente, tra il 1943 e il 1944, a trovare riparo a Cotignola per sfuggire alla persecuzione dei nazifascisti. «Le Ss – raccontò - circondarono la nostra villa a Marina di Ravenna, cercavano armi destinate alla Resistenza, che mio nonno sosteneva. Perquisirono la casa per quattro ore, non trovarono le armi, che invece c'erano, nascoste dietro la dispensa. Qui, per fortuna, c'erano due prosciutti e delle bottiglie di vino, i militari arraffarono tutto e se ne andarono. Se avessero trovato le armi saremmo stati tutti fucilati sul posto. Allora, mio nonno cercò rifugio con la famiglia a Cotignola”.
La Seconda Guerra mondiale – come è raccontato nel volume Il Merito dei Padri (Il Mulino, 2020) scritto da Emilio e Guido Ottolenghi e da Tito Menzani per celebrare i 100 anni dell’azienda – lasciò la Pir devastata dai bombardamenti. Venne ricostruita. Emilio prese il timone dell’azienda che passò dal petrolio al deposito chimico, per arrivare alla logistica integrata e al biodiesel, all’immobiliare e, infine, all’internazionalizzazione.
Il Gruppo PIR in cento anni è arrivato in tre nazioni, movimentando più di 5 milioni di tonnellate di prodotti, 270 dipendenti gestiscono sei terminal in quattro porti (a Ravenna, Genova, Valona in Albania e Zarzis in Tunisia), con una capacità per prodotti liquidi di 840.000 m³ in 238 serbatoi e una capacità per cereali di 400.000 tonnellate. In un anno, il Gruppo opera 560 navi, mille treni, 97.000 autobotti.
Fino al Gnl, che è storia dei nostri giorni, visto che il nuovo deposito sul porto di Ravenna, verrà inaugurato in ottobre.
A Emilio Ottolenghi non poteva certo sfuggire l’importanza del porto e della sua principale impresa, la Sapir. Ne divenne azionista sempre più importante, entrò nel terminal Docks Cereali con la famiglia Vitiello. Nel frattempo, cresceva il figlio Guido, destinato a ricevere le redini del Gruppo. Guido è stato anche presidente di Confindustria Ravenna e fondatore di Confindustria Romagna.
Non da meno è stato il ruolo di Emilio Ottolenghi come banchiere. Presidente del Credito Romagnolo, diventò vice presidente dell’Istituto bancario San Paolo di Torino e consigliere (poi presidente) di Banca Imi. Quando si formò il Gruppo Banca Intesa-San Paolo, entrò nel consiglio di amministrazione.
Colpisce un’altra circostanza. Nel gennaio di quest’anno, ha deciso di dare alle stampe, sempre per Il Mulino, il libro Ci salveremo insieme, il diario della madre Ada. “Questo volume - disse durante la presentazione in streaming con il sindaco Michele de Pascale - è stato scritto da mia madre subito dopo la morte di mio padre per una nipote che era appena nata, Raffaella, e per quelli che sarebbero seguiti. Era un modo per farle conoscere la nostra storia e quella di suo nonno.
Una lettera famigliare destinata appunto ai nipoti: così l’abbiamo considerata per tanti anni. Ma ora abbiamo deciso di renderla pubblica perché questa è una bella storia. Abbiamo passato momenti terribili, ma abbiamo anche avuto la fortuna di salvarci. E lo dobbiamo a tante persone che ci hanno aiutato gratuitamente, senza altre ragioni tranne quella di dare una mano ai loro simili”.
E’ qui che vengono narrate le peripezie della famiglia per sfuggire ai nazisti e descritte le persone ‘buone’, il coraggio di tanti sconosciuti che non si tirarono indietro quando si trattò di aiutare altrettanti sconosciuti a mettersi in salvo e a raggiungere Roma.
Dal ‘merito dei padri’ a ‘ci salveremo insieme’, come nei titoli significativi dei suoi libri, Emilio Ottolenghi, come la madre Ada, lascia a figli e nipoti una dettagliatissima memoria della storia di un’azienda e di una famiglia, la loro.
MVV
(nella foto, Emilio Ottolenghi con il figlio Guido)
© copyright Porto Ravenna News
Emilio Ottolenghi è morto oggi a 89 anni. Lascia la moglie Nicoletta e i figli Guido, Emanuele e Alberto.
La storia di Emilio Ottolenghi e della sua famiglia starebbe benissimo a pagina 3 de La Stampa degli anni 70, quella che ospitava i racconti dei grandi inviati. Un affresco dove, se il bene prevale sul male, è solo per dedizione ai principi e al lavoro, a un’educazione volta all’essenziale, e l’essere di religione ebraica è interpretato ancora con maggior rigore.
E’ ciò che muove la famiglia Ottolenghi, con Emilio ancora adolescente, tra il 1943 e il 1944, a trovare riparo a Cotignola per sfuggire alla persecuzione dei nazifascisti. «Le Ss – raccontò - circondarono la nostra villa a Marina di Ravenna, cercavano armi destinate alla Resistenza, che mio nonno sosteneva. Perquisirono la casa per quattro ore, non trovarono le armi, che invece c'erano, nascoste dietro la dispensa. Qui, per fortuna, c'erano due prosciutti e delle bottiglie di vino, i militari arraffarono tutto e se ne andarono. Se avessero trovato le armi saremmo stati tutti fucilati sul posto. Allora, mio nonno cercò rifugio con la famiglia a Cotignola”.
La Seconda Guerra mondiale – come è raccontato nel volume Il Merito dei Padri (Il Mulino, 2020) scritto da Emilio e Guido Ottolenghi e da Tito Menzani per celebrare i 100 anni dell’azienda – lasciò la Pir devastata dai bombardamenti. Venne ricostruita. Emilio prese il timone dell’azienda che passò dal petrolio al deposito chimico, per arrivare alla logistica integrata e al biodiesel, all’immobiliare e, infine, all’internazionalizzazione.
Il Gruppo PIR in cento anni è arrivato in tre nazioni, movimentando più di 5 milioni di tonnellate di prodotti, 270 dipendenti gestiscono sei terminal in quattro porti (a Ravenna, Genova, Valona in Albania e Zarzis in Tunisia), con una capacità per prodotti liquidi di 840.000 m³ in 238 serbatoi e una capacità per cereali di 400.000 tonnellate. In un anno, il Gruppo opera 560 navi, mille treni, 97.000 autobotti.
Fino al Gnl, che è storia dei nostri giorni, visto che il nuovo deposito sul porto di Ravenna, verrà inaugurato in ottobre.
A Emilio Ottolenghi non poteva certo sfuggire l’importanza del porto e della sua principale impresa, la Sapir. Ne divenne azionista sempre più importante, entrò nel terminal Docks Cereali con la famiglia Vitiello. Nel frattempo, cresceva il figlio Guido, destinato a ricevere le redini del Gruppo. Guido è stato anche presidente di Confindustria Ravenna e fondatore di Confindustria Romagna.
Non da meno è stato il ruolo di Emilio Ottolenghi come banchiere. Presidente del Credito Romagnolo, diventò vice presidente dell’Istituto bancario San Paolo di Torino e consigliere (poi presidente) di Banca Imi. Quando si formò il Gruppo Banca Intesa-San Paolo, entrò nel consiglio di amministrazione.
Colpisce un’altra circostanza. Nel gennaio di quest’anno, ha deciso di dare alle stampe, sempre per Il Mulino, il libro Ci salveremo insieme, il diario della madre Ada. “Questo volume - disse durante la presentazione in streaming con il sindaco Michele de Pascale - è stato scritto da mia madre subito dopo la morte di mio padre per una nipote che era appena nata, Raffaella, e per quelli che sarebbero seguiti. Era un modo per farle conoscere la nostra storia e quella di suo nonno.
Una lettera famigliare destinata appunto ai nipoti: così l’abbiamo considerata per tanti anni. Ma ora abbiamo deciso di renderla pubblica perché questa è una bella storia. Abbiamo passato momenti terribili, ma abbiamo anche avuto la fortuna di salvarci. E lo dobbiamo a tante persone che ci hanno aiutato gratuitamente, senza altre ragioni tranne quella di dare una mano ai loro simili”.
E’ qui che vengono narrate le peripezie della famiglia per sfuggire ai nazisti e descritte le persone ‘buone’, il coraggio di tanti sconosciuti che non si tirarono indietro quando si trattò di aiutare altrettanti sconosciuti a mettersi in salvo e a raggiungere Roma.
Dal ‘merito dei padri’ a ‘ci salveremo insieme’, come nei titoli significativi dei suoi libri, Emilio Ottolenghi, come la madre Ada, lascia a figli e nipoti una dettagliatissima memoria della storia di un’azienda e di una famiglia, la loro.
MVV
(nella foto, Emilio Ottolenghi con il figlio Guido)
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