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Porti

ravenna 03 giugno 2014

"Più attenzione verso il lavoro portuale"

Il dibattito sulla riforma della legge 84/94

03 giugno 2014 - ravenna - La sala Calderoni della Cà Rossa ha ospitato l’iniziativa promossa dal Circolo Pd Porto di Ravenna, dal titolo ‘La città va in …porto’.
“Un tema – ha spiegato il segretario del circolo, Marco Farinatti – che vuole essere di buon auspicio per Ravenna, anche a sostegno della candidatura a capitale europea della cultura. Il porto naturalmente sostiene questo progetto e ne è parte integrante, perché rappresenta un polo di sviluppo per l’intera regione”.
Sulla riforma portuale si è soffermato il presidente dell’Autorità portuale, Galliano Di Marco. 

“Il 13 giugno sapremo se la riforma portuale punterà su 10 o 14 Autorità portuali, rispetto alle 24 attuali. In ogni caso il nostro porto ci sarà, in quanto l’Unione europea l’ha inserito tra i ‘core port’, dato che Ravenna è il terminale del Corridoio Baltico-Adriatico. Va detto che prendendo come parametro le merci movimentate, Ravenna è il primo porto dell’Adriatico se dal calcolo del tonnellaggio si esclude il petrolio che non dà valore aggiunto”.

Per Di Marco, “ha fatto bene il Pd a stoppare il tentativo del ministro Lupi di ridurre le Autorità portuali a 4 o 5 al massimo, perché così facendo la portualità italiana sarebbe diventata ingovernabile”.

Sul terminal crociere ha detto che “le polemiche sono inutili. Adesso non è in campo l’ipotesi di abbandonare il settore. Piuttosto dobbiamo fare squadra per arrivare ad approfondire i fondali. Non posso pensare che la città non sia in grado di trovare una collocazione al materiale proveniente dall’escavo, a cominciare dai 70/80 mila metri cubi provenienti dal dragaggio dell’imboccatura del porto, area che è diventata una priorità. Il nostro obiettivo deve essere quello di aumentare i traffici senza danneggiare l’ambiente”.

Per il vice presidente della Provincia, Gianni Bessi, sul lavoro “occorre una scelta di continuità rispetto alla storia di Ravenna dal dopoguerra a oggi, dove la creazione di nuova occupazione è sempre stata l’assoluta priorità. E’ così che sono nati il porto, il distretto chimico, i grandi poli agroindustriali.

Dobbiamo essere uniti nel chiedere al Governo di togliere dal patto di stabilità determinati investimenti: ne va del bene delle nostre comunità, che oggi hanno nuove esigenze di natura economica, ma anche sociale”.

“Vorrei soffermarmi – ha aggiunto Bessi - sul tema dell’estrazione di idrocarburi in Adriatico, che oggi genera tante polemiche. Il problema non può essere analizzato con emotività. Abbiamo la miglior tecnologia per operare in sicurezza e per coniugare l’estrazione di gas con la tutela dell’ambiente e la convivenza con turismo, agricoltura, manifatturiero, come abbiamo fatto a Ravenna da 50 anni. Anzi, riterrei giusto un aumento delle royalties a favore delle comunità locali, proprio per supportare progetti di tutela ambientale e di sviluppo”.

Bessi ha concluso parlando dell’approfondimento dei fondali: “sono una priorità” e ha ricordato che fin dai tempi di Cavalcoli si è lavorato per superare continui problemi.

“Dico subito che il tema dei fondali – ha detto nel suo intervento Allen Boscolo, presidente della Cooperativa portuale – va affrontato con decisione. I dati dicono che nel 2013 il porto è aumentato del 4% come traffici, ma i vettori sono calati. Ne risulta che ogni vettore ha trasportato circa il 10% di merce in più rispetto al 2012. Non parlo del gigantismo navale, ma del vettore medio. Abbiamo problemi con le portacontainers da 2500 teus e con rinfusiere da 50/55 mila tonnellate, costrette a fare i conti la bassa e l’alta marea per entrare nel nostro scalo. Un porto non può lavorare così. Siamo preoccupati per il futuro: noi diamo reddito a 600 famiglie, ma occorrono investimenti per continuare a sviluppare i terminal e tutto lo scalo. Senza fondali più bassi, verremo declassati”.

Un concetto, ripreso in apertura della sua analisi, da Danilo Morini, segretario provinciale della Filt-Cgil. “Ravenna sembra non capire il valore prodotto dal porto. Oggi nello scalo lavorano 9 mila persone, significa che almeno 20 mila persone vivono grazie all’attività portuale. Il porto è la più grande azienda della provincia. Dobbiamo, quindi, fare squadra per riuscire a scavare i fondali. Non possiamo essere ostaggio dei Comitati del No, perché ci stiamo giocando una partita che influenzerà i prossimi anni. Il rischio è di disperdere quello che si è costruito”.
Morini ha sostenuto che “oggi il lavoro è articolato in maniera chiara e questo favorisce la sicurezza. Se salta questa chiarezza, anche a livello legislativo, non possono che aumentare i rischi”.

Dopo i relatori sono intervenuti l’on. Alberto Pagani, membro della commissione Trasporti della Camera, e Alberto Rebucci. “Per essere competitivi – ha detto Pagani – non c’è bisogno di tirare sul prezzo di servizi di qualità come quelli forniti nel nostro porto. 

Nella discussione sulla riforma della legge sulla portualità deve essere sconfitto chi intende modificare la normativa sul lavoro solo per risparmiare denaro in cambio di minore sicurezza, minore professionalità, minore formazione. Sui fondali, stiamo cercando di fare tutto il possibile per superare le difficoltà”.
Per Rebucci, “occorre evitare di aprire un contradditorio tra ripresa economica e tutela ambientale. I due temi devono camminare insieme. E l’approfondimento dei fondali è un progetto che deve andare avanti”.







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