sicurezza e cambiamento

Energia

roma 17 gennaio 2022

Anche i tedeschi si chiedono perché non usiamo il gas dell'Adriatico

Articolo del quotidiano Frankfurther Allgemein Zeitung con interventi di Nanni, Bessi, Tabarelli

17 gennaio 2022 - roma - Anche i tedeschi si chiedono perché non usiamo il nostro gas. E lo fanno con un articolo apparso questa mattina sul quotidiano Frankfurther Allgemein Zeitung (Faz).
Lo scrive il sito web "Energia Oltre".

Nella lente tedesca entra Ravenna, "l'Abeerdeen d'Italia" come la definisce il popolare giornale teutonico, ricordando la vocazione turistica ma anche industriale del porto italiano, legato a filo stretto con petrolio e gas "che ha dato impulso all'economia della città e ai suoi 160 mila abitanti dagli anni '50".

Poi la svolta: "Tre anni fa il governo italiano ha imposto un divieto di trivellazione" su cui pende "incertezza giuridica" che ha "accelerato il ritiro dell'industria" di settore che oggi può contare sulla metà del personale di 20 anni fa.
La speranza, invece, è affidata al nuovo corso che il governo italiano sembra voler dare per mitigare gli alti prezzi dell'energia di questo periodo. Sia il ministro della Transizione energetica che il premier Mario Draghi qualche settimana fa hanno fatto esplicitamente riferimento a un possibile aumento della produzione dai giacimenti di gas nell'Adriatico.

Al quotidiano tedesco ne ha parlato anche Franco Nanni, presidente della Roca, l'associazione che rappresenta le aziende del distretto di Ravenna operanti nel settore offshore: "L'Italia ha una quantità considerevole di gas naturale - si legge su Faz -. Dagli anni '50 la produzione è aumentata fino al picco del 1994 a 21 miliardi di metri cubi l'anno, per poi scendere a 3,3 l'anno scorso, lo stesso livello del 1954".

Il Frankfurther Allgemein Zeitung ricorda che l'Italia è un grande consumatore di gas e importa quasi il 90% dall'estero. "La situazione è un po' assurda: le risorse naturali dell'Italia non vengono toccate, ma il gas viene da molto lontano, il che richiede molta più energia per la pressione di pompaggio che deve essere generata e per le perdite durante il trasporto, inquinando il clima".

Il consigliere regionale dell'Emilia Romagna ed esperto di energia Gianni Bessi, che da anni si batte per lo sviluppo integrato della piattaforma energetica di Ravenna che coniughi rinnovabili e gas naturale, d'accordo con quanto rilevato dalla Faz, ha ricordato al sito web Energia Oltre che proprio in Adriatico Eni "che esprime la maggiore capacità nella ricerca di riserve a livello mondiale ha fatto nel 2018 una sorta di restyling delle quotazioni delle riserve che si possono estrarre a tecnologia conosciuta" e "ha presentato un piano industriale per raddoppiare le estrazioni in Adriatico" ha detto Bessi ricordando proprio lo stop operato dal decreto sulle moratorie alle trivellazioni di un paio di anni fa e il Pitesai, il Piano per le aree idonee in cui condurre operazioni di ricerca, coltivazione ed estrazione che i ministri Giancarlo Giorgetti e Roberto Cingolani stanno definendo.

"Per risolvere la crisi causata dal prezzo del gas sono almeno due le scelte non alternative che si possono fare: il raddoppio della produzione nazionale di gas naturale con il governo chiamato a definirne tempi e modi di attuazione. E il potenziamento del corridoio di approvvigionamento a sud verificando subito la fattibilità di incrementare di un 20% la portabilità del gasdotto Tap e il suo raddoppio". Insomma, "una sorta di 'whatever it takes' tanto per rispolverare quanto detto dal premier Mario Draghi nella sua stagione più di successo".
Bessi, infine, su Energia Oltre ha ricordato come anche il programma del governo Scholz "a fianco a un investimento forte sulle rinnovabili evidenzia la necessità di nuove centrali a gas di ultima generazione".

Il Frankfurther Allgemein Zeitung si è occupato anche del rischio subsidenza, sospettato di essere un fenomeno collegato all'estrazione di gas su cui "non ci sono studi scientifici che ne provano la connessione", ha commentato Faz.

Davide Tabarelli di Nomisma ricorda come il progetto Eni di stoccaggio della CO2 nei giacimenti esauriti del Mar Adriatico non sia stato sovvenzionato "dallo Stato italiano e dalla Ue".


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