sicurezza e cambiamento

Energia

ravenna 12 febbraio 2022

Più che al Pitesai si guarda a Draghi per il rilancio del gas dell'Adriatico

De Pascale, il Pri, la Uil, Nanni (ROCA): questa produzione avrebbe un impatto incredibile sia sulle bollette

12 febbraio 2022 - ravenna - Il Pitesai pubblicato venerdì pomeriggio è uno strumento ormai superato, la sua discussione è iniziata nel 2018 e nel frattempo è cambiato il mondo: bollette alle stelle, rinnovabili a rilento, una guerra che è sempre meno ipotetica nell'Est Europa.
Ecco allora che il Pitesai viene visto come un documento da leggere con la lente d'ingrandimento, ma visto che contiene possibilità di deroghe e di revisione quinquennale, ecco che l'attenzione di aziende, associazioni di settore, politici si concentra sulla manovra del Governo.

Il premier Mario Draghi, insieme con i ministri Giancarlo Giorgetti (Sviluppo
economico) e Roberto Cingolani (Transizione ecologica),  punta su nuovi investimenti delle compagnie per raddoppiare da 3,5 a 6-7 miliardi  di metri cubi l'anno l'estrazione di metano dai giacimenti nazionali.
L'obiettivo è mettere quel gas a  disposizione delle famiglie e delle imprese più esposte ai costi  stellari del metano importato.
E' possibile che il Consiglio dei ministri adotti un decxreto in tal senso già la prossima settimana.

«Lo stop alla moratoria delle trivellazioni in mare è un passo avanti, ma non basta. A breve, se vogliamo aumentare la produzione, saremo costretti a fare un nuovo provvedimento». Lo dice il sindaco di Ravenna Michele De Pascale, a proposito dell'approvazione del Pitesai, il piano per le estrazioni.
Ravenna si batte da anni per riprendere le estrazioni: la città e il suo porto sono l'hub per il gigacimento dell'Alto Adriatico, che si estende dal Veneto all'Abruzzo e che da solo vale ben oltre la metà del metano estratto in Italia. «Il Pitesai - dice il sindaco Michele de Pascale- è nato con l'obiettivo opposto di quello che il governo si sta ponendo adesso. Cingolani ha fatto i miracoli, ma un provvedimento che nasce per ridurre le estrazioni è difficile che riesca a farle aumentare, perché impone delle regole per le quali è praticamente impossibile che ci sia un incremento della produzione nazionale. Certo, è sempre meglio della moratoria, ma non basta. Spero che il realismo ci porti presto a superare questo piano».


A grandi linee, il fabbisogno di metano in Italia è di 70 miliardi di metri cubi l'anno, l'Italia attualmente ne produce quattro. «Nei momenti di massima espansione - dice De Pascale - ne producevano venti. Potremmo tranquillamente arrivare a otto con situazioni già identificate e nel pieno rispetto delle normative ambientali. E ci sarebbe margine per crescere ancora. Questa produzione avrebbe un impatto incredibile sia sulle bollette, sia sui rapporti con gli Stati dai quali siamo dipendenti per il gas. Se nel 2017 non si fosse fatta questa scelta, ma si fosse andati avanti con estrazioni rispettose dell'ambiente, oggi la nostra situazione energetica sarebbe profondamente diversa».

"La pubblicazione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) contribuisce a fornire un quadro di regole sui luoghi dove è possibile svolgere l’attività di valorizzazione delle risorse del sottosuolo". Lo afferma Assorisorse che riconosce come, grazie all’impegno del Governo, nell’ultimo anno si è cercato di superare un lungo periodo di incertezza per gli operatori della filiera energetica.
Il testo del PiTESAI andrà ora analizzato "alla luce del contesto nazionale ed
internazionale, profondamente diverso dall'avvio dell'iter del febbraio 2019. Occorrerà analizzare se e in che modo il Piano consenta di far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia e come si concilia sia con le esigenze in materia di sicurezza degli approvvigionamenti che con le sfide della transizione energetica, in modo da coniugare le necessità attuali e future e promuovere la sostenibilità ambientale, economica e sociale".

"L’attuale emergenza va affrontata con azioni che producano soluzioni nell’immediato ma anche con un piano strutturato e strategico per evitare che si ripetano in futuro situazioni di criticità o per mitigarne sensibilmente gli effetti. In tal senso aumentare la produzione domestica di gas naturale costituisce una leva importante, anche se non la sola, per alleviare l’attuale fase critica contribuendo alla riduzione delle bollette e alla sicurezza energetica, senza dimenticare gli effetti positivi sull’ambiente legati alla riduzione delle emissioni rispetto al gas importato, i positivi impatti occupazionali e il contributo sulla bilancia commerciale e sul PIL del Paese".

Assorisorse si riserva di fornire ulteriori commenti a valle di un esame approfondito del resto, e conferma la propria disponibilità a lavorare con le Istituzioni per concretizzare tutte le soluzioni necessarie ad affrontare il caro-bollette nel quadro della transizione e della sicurezza energetica del Paese".

"Esprimiamo soddisfazione per il fatto che il Ministro della transizione ecologica abbia approvato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee. Il cosiddetto PITESAI e' ora una realta' di fatto attuabile, perche' pone fine alla moratoria fino ad oggi in vigore" dichiara Paolo Pirani, segretario generale Uiltec. Cio' significa la possibilita' di nuove autorizzazioni all'estrazione di gas nel sottosuolo nazionale, miglioramento delle attivita' estrattive esistenti, investimenti di livello nel settore in questione".

"Insomma, auspichiamo un aumento consistente della produzione del gas, ma occorre anche liberare la burocrazia  che blocca i molti lavori da compiere nel settore estrattivo. Siamo fiduciosi, perche' allentare il peso del caro bollette dell'energia che pesa sulle tasche dei contribuenti dipende anche dalla fattibilita' del piano approvato in data odierna" coinclude Pirani.

"La pubblicazione ieri del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee, dopo tre anni di faticosa incubazione, è utile e positiva dal punto di vista delle norme introdotte e della volontà di valorizzare le risorse italiane del sottosuolo e dell'ambito marino" affermano Eugenio Fusignani, segretario provinciale del PRI e vicesindaco, e Giannantonio Mingozzi per la segreteria dell'Edera di Ravenna.

"Dal 2019 le cose però, sono cambiate e questo nuovo strumento deve essere in grado oggi di facilitare gli atti di Governo e Regioni capaci di fronteggiare con nuove estrazioni l'aumento dei prezzi dell'energia, delle bollette e dei costi industriali" continuano gli esponenti del PRI.

"Sono ancora troppe le incertezze circa le prospezioni in Alto Adriatico e sulle coste dell'Emilia Romagna delle zone autorizzate alla produzione o a nuove concessioni nel PiTESAI, ma se vogliamo renderci più indipendenti dal gas importato, dalle minacce di conflitti armati in Ucraina o delle continue estrazioni croate che perdurano in Adriatico dobbiamo rimettere in moto l'industria dell'oil&gas ravennate favorendo le nuove tecnologie, i positivi incrementi occupazionali, gli impegni dell'ENI e gli investimenti di operatori privati e pubblici su Gnl, cattura del CO2 ed eolico".

"Ci auguriamo - concludono Fusignani e Mingozzi - che il Piano aiuti nel concreto il taglio dei costi energetici aumentando la produzione di gas naturale per famiglie e industrie e autorizzando i pozzi oltre le 12 miglia, se necessario con nuove concessioni, a riprendere le estrazioni; siamo convinti che l'impegno politico e istituzionale che come repubblicani abbiamo sempre  espresso a sostegno del comparto dell'energia ravennate, stia producendo i primi frutti e continueremo su questa strada una battaglia giusta e necessaria per tutto il Paese".


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