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ravenna 23 giugno 2014

Mais con diossina sbarcato a Ravenna

23 giugno 2014 - ravenna - Una grossa partita di mais per zootecnia (circa 26 mila tonnellate) contaminata da diossina, è stata sbarcata al porto di Ravenna ai primi di marzo. Le analisi fatte a campione il 15 maggio hanno rilevato la presenza in questo mais di 2,92 nanogrammi di diossina e furani per chilogrammo, contro un limite di 0,75.

 Da oggi, su disposizione del ministero della Salute, il Servizio veterinario igiene degli alimenti della Regione Emilia Romagna, verificherà l’utilizzo di questo mais in allevamenti e mangimifici. Sequestri sono sati effettuati nel porto di Ravenna e in altri depositi . Il mais viaggiava a bordo del Tarik 3, un cargo battente bandiera turca, imbarcato nel porto ucraino di Illychevsk e arrivato a Ravenna il 5 marzo.

Le operazioni di sbarco si sono svolte in due momenti: prima al terminal Eurodocks, poi alla Setramar. In base alla normativa comunitaria, il servizio frontaliero ha effettuato un primo controllo della documentazione relativa al carico e alla provenienza. I documenti non presentavano anomalie e l’Ucraina è un paese considerato affidabile e non a rischio di alterazione dei prodotti agroalimentari. Via libera, quindi, alla ‘nazionalizzazione’ del mais e operazioni di scarico terminate in sei giorni.

 Il prodotto è di proprietà di una società svizzera, che poi lo vende a una società ravennate. Il 15 maggio l’Ausl, effettua un nuovo controllo, preleva circa 30 tonnellate di mais e le sottopone ad analisi. Il 9 giugno arrivano gli esiti di ‘non conformità’ del cereale (2,92 nanogrammi di diossina e furani per chilogrammo, contro un limite di 0,75) e scatta l’allarme.

 Viene così raccolta tutta la documentazione relativa agli acquirenti delle prime partite di questo mais, che può essere utilizzato in diversi modi: miscelato con altro mais e utilizzato per farne mangime, oppure miscelato con mangime in base alle tipologie di animali che deve sfamare.

E’ già stato appurato che il mais sbarcato a Ravenna doveva servire per cibare suini, vacche da latte, polli, galline, ovaiole, tacchini. Sono, quindi, in corso controlli e prelievi di campioni di mangime, analisi su carni, uova, latte. Quella in corso è definita in termini tecnici ‘valutazione del rischio’, che esclude fin da ora problemi sanitari per chi è entrato in contatto (ad esempio chi l’ha sbarcato in porto) con il prodotto contaminato da diossina.

Il protocollo da seguire nel caso del mais contaminato da diossina è stato definito venerdì nel corso di una riunione al ministero della Salute, presente il dottor Gabriele Squintani, responsabile del servizio veterinario igiene degli alimenti. “Innanzitutto – spiega Squintani - è stato chiarito che il rischio più grande possono correrlo gli animali che si sono nutriti con mangime contenente una percentuale superiore al 32% di mais contaminato.

Da oggi questi animali potranno essere macellati, ma le carni saranno trattenute e non vendute in attesa che si definisca il livello di rischio. Lo stesso vale per tutti i derivati come uova e latte”. Il risultato di questa valutazione del rischio potrebbe essere pronto tra una decina di giorni.


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