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ravenna 24 giugno 2014

Ad Azimut la gestione del ponte mobile

Ma Lista per Ravenna presenta esposto all'Anticorruzione

24 giugno 2014 - ravenna - La gestione del ponte mobile sarà affidata ad Azimut. Lo rende noto il capogruppo di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, che però annuncia anche un esposto a Raffaele Cantone il supermagistrato napoletano nominato presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. L’esposto affronta e documenta, in sei capitoli, i motivi di contestazione dell’appalto.
“Azimut – spiega Ancisi - è stata costituita dai Comuni di Ravenna, Faenza, Cervia e Castelbolognese per gestire i propri cimiteri, verde pubblico, disinfestazione, toilette automatiche e parcheggi. Nel 2010, i Comuni soci decisero di vendere il 40 per cento della società sul mercato privato, anche appaltando al vincitore per 15 anni le attività operative di tali servizi. Concorse solitariamente il CNS-Consorzio Nazionale Servizi, che associa 208 cooperative, offrendo un ribasso inferiore all’1 per cento sulla base d’asta di circa 2 milioni e 600 mila euro. 

La norma alla base di questa operazione, l’art. 23 bis del decreto 112 del 2008, fu però abrogata dal referendum del 12-13 giugno 2011. Azimut mandò il bando di gara in pubblicazione alla Gazzetta Europea il 13 giugno stesso. Diede ugualmente corso alla gara, in assenza della necessaria approvazione da parte dei Comuni soci, sostituendo in corso d’opera il riferimento normativo cassato con la preesistente normativa europea comunitaria, oltretutto una beffa clamorosa all’esito del referendum, essendo questa meno restrittiva. 

Solamente imprese di stretto radicamento territoriale e di nota contiguità politica con la classe politica locale avrebbero potuto prevedere che la gara avrebbe avuto seguito. Ho chiesto quindi di valutare se, per metodo e cronologia, sia stato procurato un grave impedimento alla libera concorrenza”.

“Per concorrere a gestire il ponte, occorreva avere prestato, tra gli anni 2008 e 2012, per almeno 18 mesi, la “manutenzione ordinaria di strutture portuali mobili e/o apribili connesse alla navigazione e/o al traffico veicolare (quali a titolo esemplificativo e non esaustivo ponti apribili, chiuse, etc)”. Considerata la limitazione alle sole strutture “portuali” (non fluviali o lacustri o su altri corpi idrici) e dato che nei porti italiani esistevano rarissimi ponti mobili e chiuse, mentre, per l’entità dell’appalto e i gravi difetti emersi nell’operatività del manufatto, appariva improbabile l’interesse a concorrere dall’estero, ho chiesto se la gara sia stata eccessivamente ristretta, a vantaggio della CMC, l’impresa costruttrice e gestore in corso del ponte mobile stesso”. 

“In effetti, Azimut ha concorso alla gestione del ponte, pur non avendo niente delle credenziali richieste, facendo valere quelle della CMC in quanto associata al proprio socio privato. Ma Azimut non può acquisire servizi estranei a quelli dei Comuni per cui è stata costituita, sia per norma di legge (l’art. 13 del decreto Bersani del 2006), sia per rispetto del proprio statuto che non lo ammette. Ci sono sentenze a non finire che non consentono nessun marchingegno derogatorio. 

Allo stesso modo, Azimut, società di servizio dei Comuni associati, potrebbe concorrere a tutte le gare d’appalto nazionali ed europee, solamente che tra le centinaia di associati del proprio socio privato almeno uno possieda i requisiti di volta in volta richiesti, giovandosi così del proprio marchio pubblico (di per se stesso dissuasivo per concorrenti privi di amicizie politiche) e degli innumerevoli vantaggi connessi, per scoraggiare o far fuori qualsiasi concorrente privato obbligato ad impiegare i propri soldi e a correre con le proprie gambe. Questo è il punto fondamentale in cui l’Autorità Anticorruzione può riscontrare gli abusi decisivi”.

“L’organico di Azimut è attrezzato esclusivamente per gestire solo gli attuali servizi ricevuti dai Comuni soci. Ho chiesto dunque come l’Autorità Portuale abbia ammesso alla gara una società che, non potendo (sempre per l’art. 13 del decreto Bersani), costituire associazioni d’impresa, né avvalersi del proprio socio privato, era totalmente incapace di gestire in proprio il ponte mobile.

“La base d’asta di quasi 300 mila euro l’anno appare una cifra stratosferica per gestire un ponte di 60 metri ed effettuare solo la manutenzione ordinaria. Ho riproposto le contestazioni sempre prodotte da Lista per Ravenna sui clamorosi difetti di costruzione e di esercizio del ponte, che non ha mai funzionato, nonostante il costo di 11 milioni e mezzo. Ho chiesto, perciò, di verificare tecnicamente se l’alta spesa non serva a coprire i costi necessari per rimediare, con le manutenzioni straordinarie o con nuovi investimenti, ai vizi cronici dell’impianto.

“Dominus di Azimut non è il Comune di Ravenna, che ne possiede da solo la metà, ma la CMC (che si dice possegga tre quarti del 40 per cento in mano al socio privato), attraverso l’amministratore delegato della società, ing. Stefano Di Stefano (27 mila euro di compenso annuo, oltre ad una indennità di risultato). Nel suo curriculum, pubblicato sul sito della società, si legge che, assunto da maggio 1990 come dipendente della CMC, è da marzo 2003 ad “oggi”:“Responsabile Servizio Approvvigionamenti e Procuratore Speciale per il gruppo CMC, coordinamento delle attività dei buyers aziendali sia per i cantieri Italia che per le Commesse Estere. Delegato dei rapporti con le istituzioni nelle Commesse soggette a Protocollo di Legalità”. 

A proposito di legalità, sarà l’Autorità Anticorruzione a verificare se c’è stato conflitto tra interesse pubblico e interesse privato”.



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