Porti
ravenna
09 settembre 2023
Confitarma chiede l’intervento del governo. In Congo aziende preoccupate, tra cui la ravennate Bambini
«Occorre sbloccare i trasferimenti finanziari verso l’Italia dei legittimi pagamenti percepiti dalle imprese nazionali. In caso contrario le imprese saranno costrette ad abbandonare il Paese, mettendo a repentaglio le forniture verso l’Italia»

09 settembre 2023 - ravenna - Situazione preoccupante per le aziende, compresa la ravennate Bambini Spa, che lavorano nella Repubblica del Congo.
A lanciare l'allarme è Confitarma, a cui Bambini è associata, che esprime «forte preoccupazione per la situazione che stanno vivendo le imprese italiane che operano in quel Paese e sono impegnate nell’importante attività di approvvigionamento di gas naturale verso il nostro Paese».
Infatti, a causa di impedimenti burocratici locali che stanno bloccando i flussi finanziari dal paese africano verso l’estero, le imprese saranno costrette ad abbandonare il Paese, mettendo a repentaglio le forniture energetiche dalla Repubblica del Congo verso l’Italia.
«Questi blocchi - spiega l'associazione armatoriale - coinvolgono legittimi compensi percepiti dalle imprese italiane a fronte di servizi già regolarmente forniti sulla base dei contratti di servizio stipulati con le Oil Majors».
La Repubblica del Congo è fondamentale nella strategia messa in atto dal governo italiano per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico del nostro Paese, in conseguenza dello stop dell’import di gas naturale dalla Russia per via della guerra in Ucraina.
Per questo Confitarma auspica «un urgente e forte intervento ai più alti livelli istituzionali nazionali, che consenta di sbloccare in tempi rapidi questa incomprensibile impasse».
«Lavoriamo in Congo dal 2001 – dice Bambini - e questo problema non si è mai posto, ma da qualche mese per fare rientrare in Italia il denaro depositato nelle banche congolesi è necessaria un’autorizzazione della Banca centrale degli Stati dell'Africa Centrale e le cose vanno molto a rilento. Tutte le aziende straniere che lavorano in quel continente sono in queste condizioni».
Bambini tiene a precisare che, dopo il concordato del 2021, la sua società «è sana, il bilancio è controllato, il fatturato è di quasi 30 milioni, in crescita del 20%, tutte le sue 18 navi lavorano, in parte in Italia e in parte in Africa, gli stipendi sono pagati regolarmente e assume personale, nessun fornitore e nessun dipendente è a rischio».
A lanciare l'allarme è Confitarma, a cui Bambini è associata, che esprime «forte preoccupazione per la situazione che stanno vivendo le imprese italiane che operano in quel Paese e sono impegnate nell’importante attività di approvvigionamento di gas naturale verso il nostro Paese».
Infatti, a causa di impedimenti burocratici locali che stanno bloccando i flussi finanziari dal paese africano verso l’estero, le imprese saranno costrette ad abbandonare il Paese, mettendo a repentaglio le forniture energetiche dalla Repubblica del Congo verso l’Italia.
«Questi blocchi - spiega l'associazione armatoriale - coinvolgono legittimi compensi percepiti dalle imprese italiane a fronte di servizi già regolarmente forniti sulla base dei contratti di servizio stipulati con le Oil Majors».
La Repubblica del Congo è fondamentale nella strategia messa in atto dal governo italiano per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico del nostro Paese, in conseguenza dello stop dell’import di gas naturale dalla Russia per via della guerra in Ucraina.
Per questo Confitarma auspica «un urgente e forte intervento ai più alti livelli istituzionali nazionali, che consenta di sbloccare in tempi rapidi questa incomprensibile impasse».
«Lavoriamo in Congo dal 2001 – dice Bambini - e questo problema non si è mai posto, ma da qualche mese per fare rientrare in Italia il denaro depositato nelle banche congolesi è necessaria un’autorizzazione della Banca centrale degli Stati dell'Africa Centrale e le cose vanno molto a rilento. Tutte le aziende straniere che lavorano in quel continente sono in queste condizioni».
Bambini tiene a precisare che, dopo il concordato del 2021, la sua società «è sana, il bilancio è controllato, il fatturato è di quasi 30 milioni, in crescita del 20%, tutte le sue 18 navi lavorano, in parte in Italia e in parte in Africa, gli stipendi sono pagati regolarmente e assume personale, nessun fornitore e nessun dipendente è a rischio».
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