sicurezza e cambiamento

Energia

ravenna 04 dicembre 2014

Sempre meno piattaforme in Adriatico

04 dicembre 2014 - ravenna - Perro Negro 8, la piattaforma di perforazione di proprietà Saipem operativa nelle acque ravennati dal 2010, viene "rilasciata" dalla committente Eni E&P di Marina di Ravenna.
Lo rende noto la Filctem Cgil. I programmi della società petrolifera non prevedono per il 2015 interventi; di conseguenza non viene esercitata l'opzione di rinnovo del contratto scaduto a fine novembre. 

Scende così a due il numero dei jack up (piattaforme galleggianti) operanti nell'offshore ravennate. Oltre al Perro Negro 8 di Saipem, sono attualmente presenti gli impianti americani Atwood Beacon e Key Manhattan. Un altro impianto è l'Adriatic 1 della Nabors Drilling International, un "fast move" di più piccole dimensioni, installato direttamente a bordo delle piattaforme.

Il Perro Negro 8, arrivato nella acque ravennati nel 2010 impiega circa 120 lavoratori, di cui il 30% italiani. Il personale italiano si avvicenda in turni di 15 giorni di lavoro e 15 di riposo. Viene supportato logisticamente dalla base Saipem a terra, nell'area portuale, che impiega circa 25 dipendenti tra tecnici e impiegati. 

Non si conoscono le sorti dell'impianto che momentaneamente verrà parcheggiato in attesa di nuove direttive dalla direzione aziendale milanese. Venerdì 5 dicembre, a Milano, l'azienda incontrerà le segreterie nazionali di Filctem Femca e Uiltec per approfondire l'organizzazione del fermo impianto e se vi sono prospettive di reimpiego in territorio italiano.

La Filctem Cgil sottolinea che quanto fatto in termini di sicurezza e migliorie all'impianto - sia in termini di investimento da parte aziendale che di impegno e collaborazione tra l'ufficio sicurezza e i rappresentanti dei lavoratori in questi 4 anni di permanenza - ha permesso di raggiungere importanti risultati qualitativi sia in ambito di sicurezza che di vivibilità a bordo che ne fanno, attualmente, il miglior impianto in territorio italiano.

“Negli ultimi anni - spiega Alessandro Mongiusti della Filctem Cgil - l'attività degli impianti di perforazione nel distretto ravennate è principalmente concentrata in operazioni di manutenzione dei pozzi già esistenti. Le attuali normative limitano l'esplorazione e la ricerca di nuovi giacimenti e con la partenza del Perro Negro 8 si raggiunge il minimo storico di impianti operanti simultaneamente a Ravenna. 

E' un campanello di allarme che mette a rischio la continuità della presenza attuale. I dati produttivi degli ultimi anni indicano un declino progressivo della produzione del distretto ravennate e le scelte strategiche di Eni potrebbero avere un effetto domino negativo sulle varie società legate al mondo oil & gas ravennate. Il ridimensionamento si ripercuoterebbe anche su altre diverse attività del territorio”.



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