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Porti

ravenna 10 febbraio 2015

Chimenti (Confindustria) sulle dimissioni di Ottolenghi

Il direttore dell'Associazione afferma che quelle di Ottolenghi non sono opinioni personali e conferma le perplessità sui tempi di realizzazione del progetto. Polemica con la AP sull'apporto finanziario dei privati.

10 febbraio 2015 - ravenna - "La nota stampa diffusa sabato scorso è tutt’altro che l’opinione personale di un sia pur più che autorevole imprenditore portuale: è viceversa l’unanime e meditata espressione del gruppo dirigente di un’associazione fortemente preoccupata dall’abnorme dilatarsi dei tempi di realizzazione di un progetto vitale non solo per il porto di Ravenna, ma per l’intera economia romagnola" precisa Marco Chimenti, Direttore generale di Confindustria Ravenna, a proposito dei dubbi esternati in merito da Galliano Di Marco.
"L’improcrastinabilità di una presa di posizione sull'argomento è stata decisa direttamente dall’organismo direttivo collegiale dell’Associazione, il Comitato di Presidenza, e la nota è uscita a firma Confindustria Romagna dopo essere stata condivisa con i presidenti di Unindustria Rimini, Paolo Maggioli, e di Unindustria Forlì-Cesena, Vincenzo Colonna. 

La decisione assunta dagli organismi dirigenti di Confindustria Ravenna e Romagna di prendere posizione è stata valutata anche nell'ambito della sezione Porto, articolazione interna di Confindustria Ravenna, nel corso di una riunione svolta venerdì scorso, alla presenza di oltre 20 operatori, che hanno condiviso le preoccupazioni sulla gestione dei lavori e sui ritardi espresse dal Comitato di Presidenza. 

Ben si può quindi affermare - aggiunge Chimenti - che la nota in questione è il risultato della condivisione dell’intero gruppo dirigente del sistema confindustriale romagnolo dell’urgente necessità che si apra una rinnovata riflessione sulla possibilità di realizzazione del progetto, senza ricorrere allo strumento estremo dell'esproprio".

“Il dott. Di Marco afferma inoltre che dopo questo intervento da 250 milioni di euro (una volta per tutte gradiremmo conoscere l’esatto importo del progetto, visto che emergono sempre cifre diverse) il porto diventerà pubblico. Riteniamo utile precisare che, a parte i 60 milioni del CIPE - dunque statali - le restanti risorse sono corrisposte dall’Autorità Portuale e dalla BEI tramite un mutuo di 20 anni, e dovranno poi essere restituite dalla stessa Autorità attraverso le tasse portuali pagate dagli operatori. 

Si può quindi affermare - conclude Chimenti - che il progettone è finanziato in gran parte dai soggetti privati, che hanno quindi il diritto di esprimere la propria opinione liberamente e di venire ascoltati, anche alla luce del timore di un aumento delle tasse portuali per far fronte alle rate del mutuo”.



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