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ravenna 06 marzo 2015

11 marzo data cruciale per i fondali

Il Comitato portuale dovrà pronunciarsi sul piano operativo al centro delle polemiche

06 marzo 2015 - ravenna - La deadline è fissata per mercoledì 11 marzo, quando il Comitato portuale sarà chiamato ad approvare il piano operativo triennale predisposto dall’Autorità Portuale. 
Un piano che prevede il progetto per l’escavo dei fondali e il deposito del materiale di risulta in aree espropriate per pubblica utilità, poi destinate a rientrare nel piano della logistica. Slitterà, invece, in avanti la costruzione del nuovo terminal container previsto da Sapir e Contship. 
Secondo il presidente dell’Autorità Portuale, Galliano Di Marco, non sono più così evidenti e urgenti le motivazioni per realizzare un nuovo terminal container in un clima di incertezze e in un mercato che sta cambiando.
Senza interventi molto più radicali e costosi di quelli oggi previsti, lo scalo ravennate resterà inadeguato per le nuove navi. 
Su questi aspetti il presidente Di Marco, è stato molto chiaro. Ieri sera, ospite del Propeller, con la vis polemica che lo caratterizza, ha ripercorso le tappe e le lungaggini burocratiche, soprattutto ‘romane’, che hanno contraddistinto l’iter del progetto di escavo, iniziato addirittura nel 2012. 
In risposta alla tesi del presidente di Confindustria, Guido Ottolenghi, per il quale la strada dell’esproprio non è l’unica per avere la diponibilità di aree e, anzi, rischia di rivelarsi molto onerosa per le casse pubbliche e con tempi incerti, Di Marco ha ribadito la necessità di proseguire su questa strada. 
Ha anche aggiunto che si potranno valutare, con l’ausilio dei legali, eventuali proposte alternative provenienti da privati e dalla Sapir. La società pubblico-privata ha, infatti, proposto di mettere a disposizione gratuitamente le aree dove ospitare il materiale di escavo per poi realizzare lei stessa infrastrutture logistiche. In questi giorni si terranno gli incontri per approfondire la proposta alla luce della normativa esistente. 
Alcune cifre: per l’escavo dei fondali sono disponibili oggi circa 250 milioni di euro (a quelli di Cipe, Autorità portuale e Bei si potrebbero aggiungere 25 milioni di euro provenienti dall’Ue), di questi, 46 – ha detto Di Marco – sono accantonati per far fronte ai costi degli espropri. Per Di Marco il piano della logistica “non è un’operazione immobiliare, non costruirà capannoni, ma infrastrutture. Saranno altri soggetti che, se interessati, successivamente realizzeranno le sovrastrutture. Ho già la disponibilità di 144 milioni dell’Anas e di 100 delle Ferrovie. Fino a tre anni fa, quando sono arrivato io, di queste cose non se ne parlava”.
Di Marco ha stigmatizzato molto chiaramente l’immobilismo di chi ha avuto incarichi di responsabilità prima del suo arrivo. “Non si faceva nulla per il porto – aggiunto. In cassa ho trovato 5 milioni di euro. Adesso ce ne sono 45”.
E’ probabile che la somma a disposizione non basti e da questo deriva che, per recuperare quanto speso in più, potrebbe diventare inevitabile rinviare la realizzazione del terminal container.
La mareggiata del 6 febbraio, oltre a provocare ingenti danni agli arenili, ne ha creato uno anche al porto. Centomila metri cubi di sabbia si sono accumulati all’imboccatura e vanno rimossi in fretta.
Come ha spiegato Di Marco, l’11 marzo per approvare il piano triennale non ci sarà bisogno di unanimità, basterà la maggioranza dei voti. “O verrà approvato – ha concluso Di Marco – o non si scaveranno i fondali e potremo andare tutti a casa”.
                                                                                                                      m.v.v.




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