Energia
ravenna
22 ottobre 2015
Confindustria, subito accordo per estrazioni a mare
22 ottobre 2015 - ravenna - Com’è già avvenuto per gli accordi volontari sullo sviluppo sostenibile delle attività del distretto chimico, che hanno fatto di Ravenna un laboratorio di livello nazionale, Confindustria Ravenna promuove e sostiene pienamente lo sforzo che tutti insieme (Istituzioni, associazioni di categoria, imprenditori, sindacati e lavoratori) stiamo facendo perché le stesse condizioni si creino anche per il distretto energetico.
"Il blocco delle attività di ricerca ed estrazione di oil&gas - scrive Confindustria - sta determinando una situazione molto difficile per le aziende ravennati, per i dipendenti e per l'indotto.
Il primo passo concreto per andare oltre l'attuale situazione di stallo, potrebbe essere la riproposizione 'a mare' dell'accordo Regione Emilia Romagna-Governo di luglio sulle attività di estrazione degli idrocarburi a terra.
Un simile accordo, forte anche del documento sottoscritto un anno fa a Ravenna da Enti locali, imprese e sindacati (dove si ribadisce la necessità di riprendere l'attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Adriatico nel rispetto della sicurezza e della massima tutela ambientale), favorirebbe la semplificazione delle procedure burocratiche, garantendo contemporaneamente la sicurezza e il coinvolgimento dei territori nei processi decisionali.
Confindustria Ravenna, nell'apprezzare il NO del presidente della Regione ER, Stefano Bonaccini, al referendum sullo Sblocca Italia, è disponibile a confrontarsi da subito su questa proposta.
Ad oggi Ravenna è considerata la culla hi-tech globalizzata delle attività up-stream e, a livello nazionale, il primo distretto industriale nell'oil&gas, con circa 40 aziende dirette per circa 3000 dipendenti diretti e 80 nell'indotto (circa 8000 dipendenti indiretti) che generano oltre 3 miliardi di business.(fonte RIE, CCIAA, ROCA).
Questo rappresenta un patrimonio importante dal punto di vista economico e professionale non solo per Ravenna, ma per la regione e per l'intero Paese: la provincia di Ravenna produce circa la metà dell'energia regionale e l'estrazione di metano a Ravenna e nell'area del nord-est rappresenta tuttora la gran parte della produzione energetica nazionale in questo settore.
L’incremento dell’attività di up-stream mediante lo sfruttamento dei giacimenti attuali e di nuova esplorazione avrebbe importanti ricadute: aumento dell’occupazione e crescita delle imprese del territorio, inoltre comporterebbe una riduzione della bolletta energetica nazionale e il miglioramento delle finanze pubbliche.
Diversamente, il mancato rilancio dell’attività oil&gas, determinato da condizioni di incertezza o ostacoli burocratici aggravati dall’attuale di crisi del petrolio, metterebbe a rischio questa presenza industriale di pregio, causando politiche di delocalizzazione in altre aree, con conseguente perdita di un capitale umano altamente specializzato e il blocco di circa 400 milioni di investimenti capaci di generare un miliardo e mezzo di business potenziale (fonte RIE).
Con riferimento al quadro delineato è fondamentale, per lo sviluppo del tessuto economico e la competitività del Paese, perseguire questi obiettivi: sviluppare un mix energetico ad alta sostenibilità ambientale basato in particolare su metano ed energie rinnovabili; favorire l'impiego di tutte le fonti energetiche per ridurre le importazioni di energia e favorire sviluppo sostenibile e occupazione; diversificare le modalità di approvvigionamento delle fonti assicurando massima sicurezza energetica e contenimento dei costi".
© copyright Porto Ravenna News
"Il blocco delle attività di ricerca ed estrazione di oil&gas - scrive Confindustria - sta determinando una situazione molto difficile per le aziende ravennati, per i dipendenti e per l'indotto.
Il primo passo concreto per andare oltre l'attuale situazione di stallo, potrebbe essere la riproposizione 'a mare' dell'accordo Regione Emilia Romagna-Governo di luglio sulle attività di estrazione degli idrocarburi a terra.
Un simile accordo, forte anche del documento sottoscritto un anno fa a Ravenna da Enti locali, imprese e sindacati (dove si ribadisce la necessità di riprendere l'attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi in Adriatico nel rispetto della sicurezza e della massima tutela ambientale), favorirebbe la semplificazione delle procedure burocratiche, garantendo contemporaneamente la sicurezza e il coinvolgimento dei territori nei processi decisionali.
Confindustria Ravenna, nell'apprezzare il NO del presidente della Regione ER, Stefano Bonaccini, al referendum sullo Sblocca Italia, è disponibile a confrontarsi da subito su questa proposta.
Ad oggi Ravenna è considerata la culla hi-tech globalizzata delle attività up-stream e, a livello nazionale, il primo distretto industriale nell'oil&gas, con circa 40 aziende dirette per circa 3000 dipendenti diretti e 80 nell'indotto (circa 8000 dipendenti indiretti) che generano oltre 3 miliardi di business.(fonte RIE, CCIAA, ROCA).
Questo rappresenta un patrimonio importante dal punto di vista economico e professionale non solo per Ravenna, ma per la regione e per l'intero Paese: la provincia di Ravenna produce circa la metà dell'energia regionale e l'estrazione di metano a Ravenna e nell'area del nord-est rappresenta tuttora la gran parte della produzione energetica nazionale in questo settore.
L’incremento dell’attività di up-stream mediante lo sfruttamento dei giacimenti attuali e di nuova esplorazione avrebbe importanti ricadute: aumento dell’occupazione e crescita delle imprese del territorio, inoltre comporterebbe una riduzione della bolletta energetica nazionale e il miglioramento delle finanze pubbliche.
Diversamente, il mancato rilancio dell’attività oil&gas, determinato da condizioni di incertezza o ostacoli burocratici aggravati dall’attuale di crisi del petrolio, metterebbe a rischio questa presenza industriale di pregio, causando politiche di delocalizzazione in altre aree, con conseguente perdita di un capitale umano altamente specializzato e il blocco di circa 400 milioni di investimenti capaci di generare un miliardo e mezzo di business potenziale (fonte RIE).
Con riferimento al quadro delineato è fondamentale, per lo sviluppo del tessuto economico e la competitività del Paese, perseguire questi obiettivi: sviluppare un mix energetico ad alta sostenibilità ambientale basato in particolare su metano ed energie rinnovabili; favorire l'impiego di tutte le fonti energetiche per ridurre le importazioni di energia e favorire sviluppo sostenibile e occupazione; diversificare le modalità di approvvigionamento delle fonti assicurando massima sicurezza energetica e contenimento dei costi".
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