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Porti

ravenna 26 ottobre 2015

Allarme degli operatori: "Perdiamo competitività"

La politica e l'Autorità portuale trovino un accordo sui fondali

26 ottobre 2015 - ravenna - "Il dragaggio del Canale Candiano s’ha da fare! …poi ci si scontra sul “come”, che porta come conseguenza l’incertezza sul “quando”". E' quanto affermano Agenti marittimi e Comitato unitario autotrasporto di Ravenna dopo le polemiche seguite al nuovo progetto di approfondimento dei fondali.

"Questa, a considerare gli articoli apparsi sulla stampa a seguito del Comitato Portuale che ha avuto luogo lo scorso 21 Ottobre, sembra essere la fotografia dello stato dell’arte.

Posto che il porto rappresenta la ricchezza economica più significativa della nostra città ed è asset fondamentale della Regione, ne consegue l’esigenza di evitare di vanificare storici ed importanti investimenti pubblici e privati, che hanno un rilevante peso in termini di economia portuale ed occupazionale.

I firmatari di questo appello - Agenti marittimi raccomandatari e Comitato Unitario Autotrasporto e, più in generale, tutti quanti compongono il Cluster marittimo del nostro porto - sono imprenditori estranei alle logiche e priorità della politica, ma non alle esigenze dell’economia e desiderano fermamente ricordare che penalizzare il porto equivale a mettere in crisi l’economia dell’intera provincia.

Gli imprenditori osservano che il mantenimento ed approfondimento dei fondali è sancito dalla legge 84/94 come un preciso impegno in capo all’Autorità portuale, cui è demandato il dovere di salvaguardare i traffici.

Gli imprenditori ricordano ancora che quello italiano è un sistema produttivo che si basa sull’import di materie prime.

Già da tempo si sarebbe dovuto riflettere sull’espansione dei traffici dopo la crisi e sulle difficoltà che si sarebbero presentate, contrastando l’esercizio di una logistica competitiva, per non compromettere l’indubbio vantaggio del nostro porto, naturale piattaforma logistica e cerniera tra l’Europa ed il Mediterraneo e per mantenerlo nella condizione di competere con i porti nazionali ed esteri a noi vicini.
Gli imprenditori hanno quindi ragione di richiedere ai propri amministratori che il proprio lavoro, pur nel rispetto delle leggi e della tutela del bene comune, venga salvaguardato ed anzi incentivato.

Nel 1976 il Canale Candiano aveva un pescaggio massimo di m. 8,50; nel 2016 il Canale ha un pescaggio massimo di m. 10,50; quarant’anni per dragare 2 metri!

Nel 1976 i porti di Ravenna e Venezia avevano caratteristiche strutturali equivalenti; non solo da oggi, ma già da tempo, Venezia dispone di un fondale superiore di 2 metri…e questa differenza si traduce nel trasferimento di navi e merci spesso originariamente destinate a Ravenna.

Le Istituzioni e gli Enti cittadini dopo anni di confronti, verifiche e chissà cosa altro, hanno la responsabilità di evitare ulteriori ritardi che possano mettere a rischio le risorse economiche disponibili per realizzare le infrastrutture dell’Hub portuale di Ravenna.

Non si può ancora tergiversare e con ciò procrastinare l’inizio di lavori che, nella migliore delle ipotesi, porterebbe il Canale al medesimo pescaggio di Venezia, ovvero a 12,5 m., in un futuro che non si sa quanto prossimo.
Le esigenze del mercato difficilmente si conciliano con le perplessità della politica.

I porti hanno la improcrastinabile necessità di adeguare le proprie infrastrutture alle esigenze del mercato delle “commodities” in genere, quindi di essere “affidabili” ed in grado di ricevere navi che richiedono pescaggi sempre maggiori; i porti che saranno in grado di soddisfare tali esigenze ne saranno avvantaggiati.

L’economia è inevitabilmente condizionata dalla politica e la politica sa di avere questa alta responsabilità; questo è il tempo delle decisioni e si richiede che la Politica e l’Ente di Via Antico Squero trovino senza ulteriori indugi un accordo che sblocchi questa situazione di impasse, nell’interesse dell’intera Comunità Portuale".



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