Trasporti, Logistica
ravenna
21 gennaio 2018
Ravenna cerca alleati tra gli interporti
Convegno di Federmanager sulle prospettive di crescita dello scalo
21 gennaio 2018 - ravenna - Il porto di Ravenna lancia un’importante azione di commercializzazione con l’attenzione sempre tesa a Roma, in attesa che il Cipe dia il via libera all’approfondimento dei fondali.
Il convegno promosso da Federmanager Ravenna-Bologna dedicato a ‘Porti-Interporti. Quali prospettive per l’infrastruttura ferroviaria’ ha fornito numerose novità relative allo scalo ravennate, a partire dall’iter romano del progetto Hub portuale, ai dati sulla movimentazione dl 2017 e soprattutto alla necessità per il porto di Ravenna di aumentare il suo entroterra facendo sistema con gli interporti il cui interesse è stato dimostrato dalla presenza tra i relatori di Marco Spinedi e Nicola Boaretti, rispettivamente presidente e direttore dell’Interporto di Bologna e dell’Interporto Quadrante Europa (Verona).
Dopo i saluti del presidente di Federmanager Andrea Molza, in apertura Fabrizio Lorenzetti (Federmanager Nazionale) ha sostenuto che “il sistema Ravenna, e in particolare il nostro porto, con tutti i suoi attori, pubblici e privati, deve attirare parte del fatturato legato ai corridoi logistici stimato oggi in circa di 80 miliardi di euro. Gli accordi già siglati con RFI per interventi di potenziamento della rete ferroviaria verso le banchine del porto e la realizzazione di due scali merci uno in destra e uno in sinistra del canale Candiano vanno nella giusta direzione. Però occorre fare in fretta”.
Di dover fare in fretta è consapevole il presidente dell’Autorità di sistema portuale ravennate, Daniele Rossi, che ha rimodulato la tempistica dell’approvazione del progetto hub portuale per l’escavo dei fondali e la logistica, in base all’iter in corso a Roma: è prevista la convocazione del Cipe verso metà febbraio, per quella data l’ente portuale dovrà aver completato la documentazione presso il ministero dell’Ambiente.
Sul traffico merci, Rossi ha spiegato che il 2017 dovrebbe chiudersi sui livelli dell’anno precedente, con circa 26 milioni di tonnellate movimentate. Se le merci secche hanno dato buoni risultati, preoccupa la flessione del Terminal Container che necessita di nuova infrastrutturazione, fondali abbassati e una forte azione di commercializzazione.
Bene, invece, il terminal traghetti (T&C) che nel 2017 ha movimentato 75 mila trailer, nonostante un problema sulla linea con la Grecia gestita da Grimaldi, ora ripresa.
A proposito di terminal container, la direttrice Milena Fico ha illustrato la forte spinta commerciale con la quale si è aperto il 2018: “Già oggi abbiamo importanti relazioni con l’interporto di Melzo, ma proprio in questi giorni abbiamo avviato strette relazioni con l’Interporto di Bologna e con quello di Verona. Sappiamo, però, che dobbiamo attivare una linea con il Far East, che oggi manca nella nostra offerta e ciò ci penalizza, mentre è molto apprezzata la nostra proposta per il traffico dei container reefer. Tutto questo, naturalmente aspettando l’approfondimento dei fondali, causa delle perdite di opportunità di sviluppo”.
Spinetti e Boaretto hanno descritto le caratteristiche dei due interporti, i collegamenti con il Nord Europa e l’asse Adriatico da Trieste a Bari, gli investimenti in atto e i progetti futuri, gli interventi di riorganizzazione interna per una maggiore efficienza nella movimentazione delle merci.
“Siccome i porti italiani hanno piccole dimensioni e non sono accorpabili, sono necessarie forme di cooperazione – ha sottolineato Guido Ottolenghi, coordinatore del Gruppo tecnico di Confindustria per la logistica, i trasporti e l'economia del mare – per aumentare il loro entroterra portuale e bisogna cominciare a censire i traffici potenziali per creare massa critica: se Ravenna non ha sufficienti container per fare un treno diretto a Monaco, li faccia convergere sugli interporti di Bologna e Verona e da lì partiranno”.
“Il sistema dei trasporti nei prossimi dieci anni sarà sconvolto, è quindi necessario mettere subito in rete i nostri porti. Ravenna diventerà un asse strategico, grazie al ruolo delle istituzioni e anche degli operatori, ne è un esempio la realizzazione del deposito GNL, e crescerà se crescerà il suo entroterra. Bisogna credere al momento storico che stiamo vivendo e cogliere le occasioni che non abbiamo colto in passato”, ha concluso Enrico Maria Pujia, direttore generale per il trasporto e le infrastrutture ferroviarie del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
© copyright Porto Ravenna News
Il convegno promosso da Federmanager Ravenna-Bologna dedicato a ‘Porti-Interporti. Quali prospettive per l’infrastruttura ferroviaria’ ha fornito numerose novità relative allo scalo ravennate, a partire dall’iter romano del progetto Hub portuale, ai dati sulla movimentazione dl 2017 e soprattutto alla necessità per il porto di Ravenna di aumentare il suo entroterra facendo sistema con gli interporti il cui interesse è stato dimostrato dalla presenza tra i relatori di Marco Spinedi e Nicola Boaretti, rispettivamente presidente e direttore dell’Interporto di Bologna e dell’Interporto Quadrante Europa (Verona).
Dopo i saluti del presidente di Federmanager Andrea Molza, in apertura Fabrizio Lorenzetti (Federmanager Nazionale) ha sostenuto che “il sistema Ravenna, e in particolare il nostro porto, con tutti i suoi attori, pubblici e privati, deve attirare parte del fatturato legato ai corridoi logistici stimato oggi in circa di 80 miliardi di euro. Gli accordi già siglati con RFI per interventi di potenziamento della rete ferroviaria verso le banchine del porto e la realizzazione di due scali merci uno in destra e uno in sinistra del canale Candiano vanno nella giusta direzione. Però occorre fare in fretta”.
Di dover fare in fretta è consapevole il presidente dell’Autorità di sistema portuale ravennate, Daniele Rossi, che ha rimodulato la tempistica dell’approvazione del progetto hub portuale per l’escavo dei fondali e la logistica, in base all’iter in corso a Roma: è prevista la convocazione del Cipe verso metà febbraio, per quella data l’ente portuale dovrà aver completato la documentazione presso il ministero dell’Ambiente.
Sul traffico merci, Rossi ha spiegato che il 2017 dovrebbe chiudersi sui livelli dell’anno precedente, con circa 26 milioni di tonnellate movimentate. Se le merci secche hanno dato buoni risultati, preoccupa la flessione del Terminal Container che necessita di nuova infrastrutturazione, fondali abbassati e una forte azione di commercializzazione.
Bene, invece, il terminal traghetti (T&C) che nel 2017 ha movimentato 75 mila trailer, nonostante un problema sulla linea con la Grecia gestita da Grimaldi, ora ripresa.
A proposito di terminal container, la direttrice Milena Fico ha illustrato la forte spinta commerciale con la quale si è aperto il 2018: “Già oggi abbiamo importanti relazioni con l’interporto di Melzo, ma proprio in questi giorni abbiamo avviato strette relazioni con l’Interporto di Bologna e con quello di Verona. Sappiamo, però, che dobbiamo attivare una linea con il Far East, che oggi manca nella nostra offerta e ciò ci penalizza, mentre è molto apprezzata la nostra proposta per il traffico dei container reefer. Tutto questo, naturalmente aspettando l’approfondimento dei fondali, causa delle perdite di opportunità di sviluppo”.
Spinetti e Boaretto hanno descritto le caratteristiche dei due interporti, i collegamenti con il Nord Europa e l’asse Adriatico da Trieste a Bari, gli investimenti in atto e i progetti futuri, gli interventi di riorganizzazione interna per una maggiore efficienza nella movimentazione delle merci.
“Siccome i porti italiani hanno piccole dimensioni e non sono accorpabili, sono necessarie forme di cooperazione – ha sottolineato Guido Ottolenghi, coordinatore del Gruppo tecnico di Confindustria per la logistica, i trasporti e l'economia del mare – per aumentare il loro entroterra portuale e bisogna cominciare a censire i traffici potenziali per creare massa critica: se Ravenna non ha sufficienti container per fare un treno diretto a Monaco, li faccia convergere sugli interporti di Bologna e Verona e da lì partiranno”.
“Il sistema dei trasporti nei prossimi dieci anni sarà sconvolto, è quindi necessario mettere subito in rete i nostri porti. Ravenna diventerà un asse strategico, grazie al ruolo delle istituzioni e anche degli operatori, ne è un esempio la realizzazione del deposito GNL, e crescerà se crescerà il suo entroterra. Bisogna credere al momento storico che stiamo vivendo e cogliere le occasioni che non abbiamo colto in passato”, ha concluso Enrico Maria Pujia, direttore generale per il trasporto e le infrastrutture ferroviarie del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
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