Trasporti, Logistica
ravenna
08 settembre 2020
Il calo dei cereali? Treno e camion fanno concorrenza alle navi
Licciardi e Migliorelli analizzano la continua perdita di volumi di grano e mais nei porti
08 settembre 2020 - ravenna - Da alcuni mesi il porto di Ravenna registra un notevole calo nei traffici dei cereali. Abbiamo chiesto a Carlo Licciardi, presidente dell’associazione nazionale cerealisti (Anacer) e a Marco Migliorelli, vice presidente di Confetra, entrambi imprenditori del settore, di fare il punto su questo trend.
“Si stanno sommando più motivazioni”, dice Licciardi, “e, in ogni caso, il problema non è certamente soltanto di Ravenna. Prendiamo Venezia, ad esempio. Intanto luglio, agosto e settembre non sono mai stati i mesi migliori per importare cereali. Ci sono i raccolti nazionali in corso, prima il grano ora il mais. E in corso sono anche quelli nell’Europa centrale dove si parla di una grande annata. Tutti questi cereali non viaggiano in nave per arrivare da noi e quindi i porti non lavorano. I cereali dell’Europa centrale viaggiano in treno e su camion e vanno direttamente all’industria che li trasforma. Infine, abbiamo una forte contrazione dei consumi e quindi c’è minore richiesta di grano o mais”.
Proprio dal calo dei consumi, inizia il ragionamento di Migliorelli. “Il Covid ha fortemente penalizzato i consumi, lo si vede nella grande distribuzione, le mense sono per la maggior parte chiuse perché moltissimi dipendenti di aziende lavorano da casa, la ristorazione non se la passa meglio. Le statistiche ci dicono che c’è una contrazione nella produzione di carne e quindi serve meno mangime. Ora bisognerà attendere la seconda parte dell’anno per vedere se ci sarà una ripresa dei consumi, comunque fermi già prima del Covid”. Altro fattore è quello della concorrenza tra sistemi di trasporto.
“In questo momento – soprattutto per la merce in arrivo dall’Europa – sono concorrenziali il treno e, ora, anche il camion. Anche se sembra impossibile, il trasporto via terra costa meno di quello via nave”.
© copyright Porto Ravenna News
“Si stanno sommando più motivazioni”, dice Licciardi, “e, in ogni caso, il problema non è certamente soltanto di Ravenna. Prendiamo Venezia, ad esempio. Intanto luglio, agosto e settembre non sono mai stati i mesi migliori per importare cereali. Ci sono i raccolti nazionali in corso, prima il grano ora il mais. E in corso sono anche quelli nell’Europa centrale dove si parla di una grande annata. Tutti questi cereali non viaggiano in nave per arrivare da noi e quindi i porti non lavorano. I cereali dell’Europa centrale viaggiano in treno e su camion e vanno direttamente all’industria che li trasforma. Infine, abbiamo una forte contrazione dei consumi e quindi c’è minore richiesta di grano o mais”.
Proprio dal calo dei consumi, inizia il ragionamento di Migliorelli. “Il Covid ha fortemente penalizzato i consumi, lo si vede nella grande distribuzione, le mense sono per la maggior parte chiuse perché moltissimi dipendenti di aziende lavorano da casa, la ristorazione non se la passa meglio. Le statistiche ci dicono che c’è una contrazione nella produzione di carne e quindi serve meno mangime. Ora bisognerà attendere la seconda parte dell’anno per vedere se ci sarà una ripresa dei consumi, comunque fermi già prima del Covid”. Altro fattore è quello della concorrenza tra sistemi di trasporto.
“In questo momento – soprattutto per la merce in arrivo dall’Europa – sono concorrenziali il treno e, ora, anche il camion. Anche se sembra impossibile, il trasporto via terra costa meno di quello via nave”.
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