Trasporti, Logistica
ravenna
11 luglio 2014
Interporti, arriva Rotterdam
Investimenti privati su una piattaforma a Rivalta Scrivia. La troppa frammentazione italiana
![Interporti, arriva Rotterdam](/file/articoli/th/articoli_262.jpg)
11 luglio 2014 - ravenna - Operatori privati presenti sullo scalo di Rotterdam stanno investendo su una piattaforma logistica a Rivalta Scrivia.
Quale progetto stanno attuando?
Lo abbiamo chiesto ad Andrea Bardi, Senior Researcher and Project Manager dell’’Istituto Trasporti e Logistica della Regione Emilia-Romagna.
“Un investimento da parte del porto di Rotterdam nei confronti dell’Interporto di Novara non sarebbe una notizia sorprendente.
Non farebbe che confermare la crescente attrattività della portualità del Sud Europa in particolare, per quanto concerne l’Italia, nei confronti dei porti liguri.
Sarebbe inoltre l’ulteriore dimostrazione che vi è un crescente orientamento da parte del sistema produttivo del centro e sud Europa a cercare un'alternativa a sud alla posizione monopolistica detenuta dai porti del nord Europa.
D’altronde, l’acquisizione dell’Interporto di Rivalta Scrivia da parte del Gruppo Katoen Natie, azienda belga leader nel settore della logistica integrata e attiva anche nel settore terminalistico, risale già al 2012”.
Cosa significa per la portualità dell'Alto Tirreno?
“L'investimento di Katoen Natie dimostra che tutto ciò non è più un'aspettativa verosimile bensì un dato di fatto.
Questa operazione conferma peraltro quanto la logistica di terra risulti rilevante rispetto alle reti globali e al servizio door-to-door. Documenta altresì che un mercato logistico frammentato, quale è quello italiano, presenta grandi margini di ottimizzazione, con ricadute positive anche per il nostro sistema produttivo, in particolare per un operatore entrante e in grado di integrare i processi multi-business e di governare il network logistico globale.
Da questo punto di vista è anche vero che la frammentazione del sistema interportuale italiano, insieme alla drammatica debolezza della finanza pubblica del nostro paese, espone gli interporti italiani, spesso controllati da enti pubblici locali che necessitano di “fare cassa”, all’ingresso di operatori esteri”.
Come può reagire, invece, l'Alto Adriatico?
“Il porto di Ravenna, all’interno di questo scenario, come porto del Nord Adriatico, potrebbe giocare un ruolo, avendo un progetto infrastrutturale realistico che può arrivare a regime prima di altri.
I passi avanti compiuti rispetto al tema dei controlli alla merce, insieme ad una migliore logistica terrestre e una maggiore visibilità rispetto ai servizi offerti alla domanda aggregata, rappresentano certamente elementi altrettanto importanti in grado di permettere al Porto di Ravenna di acquisire nuove quote di mercato. Una spinta verso la costruzione di collegamenti con nuovi cluster produttivi e operatori internazionali rappresenterebbe certamente un impulso a estendere i bacino di riferimento del porto”.
© copyright Porto Ravenna News
Quale progetto stanno attuando?
Lo abbiamo chiesto ad Andrea Bardi, Senior Researcher and Project Manager dell’’Istituto Trasporti e Logistica della Regione Emilia-Romagna.
“Un investimento da parte del porto di Rotterdam nei confronti dell’Interporto di Novara non sarebbe una notizia sorprendente.
Non farebbe che confermare la crescente attrattività della portualità del Sud Europa in particolare, per quanto concerne l’Italia, nei confronti dei porti liguri.
Sarebbe inoltre l’ulteriore dimostrazione che vi è un crescente orientamento da parte del sistema produttivo del centro e sud Europa a cercare un'alternativa a sud alla posizione monopolistica detenuta dai porti del nord Europa.
D’altronde, l’acquisizione dell’Interporto di Rivalta Scrivia da parte del Gruppo Katoen Natie, azienda belga leader nel settore della logistica integrata e attiva anche nel settore terminalistico, risale già al 2012”.
Cosa significa per la portualità dell'Alto Tirreno?
“L'investimento di Katoen Natie dimostra che tutto ciò non è più un'aspettativa verosimile bensì un dato di fatto.
Questa operazione conferma peraltro quanto la logistica di terra risulti rilevante rispetto alle reti globali e al servizio door-to-door. Documenta altresì che un mercato logistico frammentato, quale è quello italiano, presenta grandi margini di ottimizzazione, con ricadute positive anche per il nostro sistema produttivo, in particolare per un operatore entrante e in grado di integrare i processi multi-business e di governare il network logistico globale.
Da questo punto di vista è anche vero che la frammentazione del sistema interportuale italiano, insieme alla drammatica debolezza della finanza pubblica del nostro paese, espone gli interporti italiani, spesso controllati da enti pubblici locali che necessitano di “fare cassa”, all’ingresso di operatori esteri”.
Come può reagire, invece, l'Alto Adriatico?
“Il porto di Ravenna, all’interno di questo scenario, come porto del Nord Adriatico, potrebbe giocare un ruolo, avendo un progetto infrastrutturale realistico che può arrivare a regime prima di altri.
I passi avanti compiuti rispetto al tema dei controlli alla merce, insieme ad una migliore logistica terrestre e una maggiore visibilità rispetto ai servizi offerti alla domanda aggregata, rappresentano certamente elementi altrettanto importanti in grado di permettere al Porto di Ravenna di acquisire nuove quote di mercato. Una spinta verso la costruzione di collegamenti con nuovi cluster produttivi e operatori internazionali rappresenterebbe certamente un impulso a estendere i bacino di riferimento del porto”.
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